Francesco Carraro è nato a Padova il 7 febbraio 1970. Si è diplomato al Liceo Classico ‘Tito Livio’, laureandosi poi in Giurisprudenza e in Scienze della Formazione all’Università di Padova. Autore di molti libri e avvocato, è titolare di uno studio legale. Tiene corsi di comunicazione, gestione del tempo, public speaking e sviluppo personale. È editorialista di molti quotidiani, nonché opinionista televisivo.
2 Commenti
Emanuela
30 Settembre 2021 a 17:38Buonasera Francesco Carraro. Nel Suo video di questa pagina Lei afferma con decisione “siamo sul piano della psicopatologia”. Lo penso anch’io. Solo gli psicopatici, i necrofili (vedi E. Fromm, Anatomia della Distruttività Umana, Oscar Saggi Mondadori, 1978) sono, infatti, in grado di mettere in atto mostruosità distruttive, come è quella che stiamo assai dolorosamente sperimentando da molti mesi, oramai.
Di recente, facendo ordine tra le mie carte, mi sono imbattuta in un foglio sul quale avevo trascritto l’accorato appello ai suoi coevi redatto da un giornalista americano, Harrison Koehli.
Eccolo:
“Dopo tutto, se solo le persone accettassero l’esistenza della Psicopatia, non sarebbe così facile cadere vittima delle manipolazioni di chi trae un piacere patologico delle sofferenze altrui. Visto che ciò non accade, subiamo e continueremo a subire le loro violenze, e moriranno a milioni, finchè non ci decideremo a crescere e ad ammettere la verità. Quale verità? Che gli psicopatici vivono in mezzo a noi, e che noi permettiamo loro di avere un potere pressochè assoluto su di noi, perchè siamo ignoranti. Far conoscere le caratteristiche della Psicopatia è il primo fondamentale passo per mettere al sicuro il nostro futuro e quello dei nostri figli. Fallo diventare la tua priorità. (H. Koehli su Neil Entwistle: Psichopath 02.07.2008). (Di H. Koehli segnalo anche sul sito sott.net: Ponerologia 101: La Maschera di Sanità dello Psicopatico, 17.03.2010)
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Ora, visto il mio coinvolgimento spirituale a riguardo e vista la mia sconfinata preoccupazione relativamente alla tematica da Lei citata, vorrei offrire anch’io il mio piccolo contributo (martello?) per sgretolare anche solo qualche mattoncino del muro dell’ignoranza su questo tema, da cui dipende la sopravvivenza dell’umanità. E lo faccio citando come segue.
“Lo psicopatico mostra uno spiccato disprezzo per la verità. Non dobbiamo credere alle sue storie del passato, alle promesse per il futuro e alle intenzioni del presente.
Lo psicopatico è meno ossessionato del narcisista del bisogno di conferma. Il suo universo è talmente vuoto che non c’è niente da confermare. Da nullità emotiva quale è, sfrutta gli altri con intenti sicuramente più predatori del narcisista. Lo psicopatico può essere paranoico, il mondo è una gigantesca riserva di caccia, popolata da oggetti con sembianze umane da usare a proprio vantaggio.
Il fatto che gli psicopatici sono portati a trasgredire facilmente le regole sociali, non comporta che lo facciano in automatico. Le loro cattive azioni sono deliberate e precedute da una pianificazione attenta e minuziosa, cosa questa che li rende ancora più pericolosi. Sono freddi, calcolatori e selettivi nella scelta dei bersagli da colpire, dei crimini da compiere e dei tempi e modi in cui agire.
Nei più solenni spergiuri lo psicopatico non ha alcuna difficoltà a guardare dritto negli occhi le persone a cui sta mentendo. Che venga giudicato alla luce dei fatti commessi, del suo carattere o del materialie esaminato nel corso di una perizia psichiatrica è assodato che lo psicopatico non prova mai alcuna vergogna. La sua è una vita piena di sfruttamenti e di colpi bassi, in grado di ferire anche le persone più ciniche. Eppure, nonostante le difese e le giustificazioni a cui ricorre, non dà segno alcuno di pentimento o di rammarico per le iniquità commesse.
Lo psicopatico si contraddistingue sempre per un egocentrismo strabiliante, non riscontrabile tra le persone normali. La sua totale indifferenza verso i problemi sociali, finanziari, emotivi, fisici che provoca al suo prossimo conferma l’analisi degli studi psichiatrici. Oltre all’incapacità di amare, lo psicopatico dimostra sempre una generale povertà emotiva. Le sue apparenti emozioni sono in realtà più forzature dell’espressività di un’emozione, che non la sua genuina manifestazione. Possiede un repertorio emotivo di cui sa mettere in scena i varii atteggiamenti a seconda delle circostanze. (Hervey Cleckley, The Mask of Sanity, Mosby, St. Louis, 1976)
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In chiusura, non posso fare a meno di riportare, anche solo in parte, l’ultimo monologo di uno dei più autentici, e pertanto terrificanti, psicopatici della Letteratura di tutti i tempi, ovvero del Riccardo III di Shakespeare:
“Datemi un altro cavallo! Fasciatemi le ferite! Gesù, misericordia!…Piano, non è stato che un sogno. O coscienza vigliacca, come mi tormenti! Le luci ardono azzurre, è mezzanotte fonda. Fredde stille di spavento coprono la mia carne tremante. Di che cosa ho paura? Di me stesso? Non c’è nessun altro presente…… C’è forse un assassino qui? No. Sì, lo sono io! Fuggi, allora. Come, da me stesso? Ne avrei una buona ragione. ………………………….La mia coscienza ha mille lingue diverse, ciascuna delle quali racconta una diversa storia ed ogni storia mi condanna come scellerato: spergiuro, spergiuro, al massimo grado; assassino, feroce assassino, al grado più atroce; tutte le diverse colpe, commesse tutte in ogni grado, s’accalcano alla sbarra, gridando tutte: “Colpevole, colpevole!” Finirò disperato. Non c’è creatura che mi ami, e, se muoio, nessuna anima avrà pietà di me. ………. Mi è parso che tutte le anime di quelli che ho trucidato venissero alla mia tenda, ed ognuna minacciasse per domani vendetta sulla testa di Riccardo”. (W. Shakespeare, Riccardo III, Atto V, Scena III, Garzanti i grandi libri, 2001)
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Cordialmente
Emanuela
P.s. Nei giorni scorsi ho visto sul sito di hr Mediathek i due episodi di True Crime dedicati ai fatti relativi all’uccisione di tre neonati da parte della madre nel giro di pochi anni (primo decennio anni 2000). Donna psicopatica, feroce assassina, uccise i suoi tre piccoli soffocandoli con il bavaglino. Morte lentissima (dai 10 ai 15 minuti) e dolorosissima (anche i piccolissimi lottano per la vita, mentre viene loro sottratta da chi li ha generati), cui la madre assiste istante dopo istante, registrando visivamente e sensorialmente l’arrivo della morte violenta sui suoi piccoli in quel modo per noi così sconvolgente tipico dei veri psicopatici. Facendo poi passare il tutto per morti in culla. Facendola franca per anni. L’ignoranza spaventosa sul tema “psicopatia” da parte degli investigatori fece sì, che neppure dopo la seconda vittima ad alcuno fosse venuta la salvifica idea di farla analizzare da un esperto in Psicopatia. La donna continuava ad essere per loro la povera madre sofferente, afflitta da un terribile destino! Questo è costato, evidentemente, la vita anche al terzo neonato, procreato dal mostro in sostituzione dei due uccisi in precedenza. Si è beccata l’ergastolo, ma solo in un secondo processo grazie alla tenacia ed alla sensibilità del Procuratore Generale. Le avevano dato infatti dapprima solo 13 anni di carcere, dal quale con ogni probabilità sarebbe uscita dopo soli 5-6 anni, pronta a rimettere al mondo un nuovo piccolo da assassinare, libera e indisturbata grazie all’ignoranza bestiale di tanto mondo.
Emanuela
25 Novembre 2021 a 19:25Buonasera Francesco Carraro.
Pensavo di portare di nuovo un contributo alla conoscenza della Psicopatia, vista l’importanza di questo tema. Questa volta è uno studioso dei giorni nostri ad offrirci il risultato della sua conoscenza in questo particolare ambito. Si tratta di Mark T. Hofmann, un trentenne tedesco specializzato in Criminologia e Profiler, formatosi negli USA, il quale sempre più spesso viene interpellato dai media come esperto in materia. Dai suoi numerosi interventi sul tema Psicopatia, esaminata in diversi ambiti sociali e lavorativi, riportati in altrettanti video su youtube, ho ricavato un breve quadro formato dai tratti fondamentali di coloro che vengono definiti, per l’appunto, psicopatici. Il tema mi sta molto a cuore, perchè mi rendo conto con forte preoccupazione, che solo una microscopica parte di noi ha per lo meno un’idea del tipo di persone di cui si tratta. Mi trovo allora in perfetta sintonia con Harrison Koehli, – da me citato in un mio precedente Commento, – quando scrive che il saper riconoscere costoro prima che possano fare i disastri, disastri che sempre fanno in ogni ambito della vita umana, deve essere la nostra priorità. Per salvare noi stessi e questo mondo dalla distruzione.
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“Col termine Psicopatia non si intende una diagnosi clinica, bensì un concetto comprendente diversi disturbi di personalità. Quali sono le caratteristiche di base comuni a tutti gli psicopatici? L’assenza totale di sentimenti profondi, l’assenza di empatia per i loro simili, l’assenza di una coscienza. Hanno molto spesso un comportamento fortemente manipolatorio e la capacità camaleontica di adattarsi a tutte le situazioni a fine di vantaggio personale. Ovvero: molti di essi possono essere del tutto a proprio agio nella quotidianità, essendo in grado di rappresentare, di mettere in scena sentimenti che, in realtà, non sono assolutamente in grado di provare. Tutti gli psicopatici sono dei criminali? La risposta è “no”. Tuttavia, visto che la coscienza rappresenta la barriera tra bene e male, se costoro ne sono privi, la probabilità, la predisposizione di costoro a diventare dei criminali è molto molto più elevata che in persone non psicopatiche. ….. Gli psicopatici sanno leggere alla perfezione i sentimenti e i bisogni di coloro con cui hanno a che fare. E sanno recitare alla perfezione la parte di coloro che gli altri si aspettano che essi siano. Questo continua per tutto il tempo che serve loro per trarre un esclusivo vantaggio dalla situazione. La fine di questa “magia” avviene di solito in modo improvviso, e le persone se ne rendono conto sempre troppo tardi. Vedi ad es. i disastri economici mondiali di ogni tempo. In partenza è tutto un “festa! festa! festa!”, poi, ad un certo punto, si apre il baratro e ci finiscono dentro tutti quelli che si sono loro affidati. Gli psicopatici, contrariamente ai narcisisti, portano sempre al fallimento, personale, sociale, economico.
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Come è possibile tutto questo, visto che essi stessi non provano sentimenti, come possono rappresentarli in modo così convincente? Molto semplicemente, vedendo film, serie tv, etc. da cui “imparano” come ci si comporta, quando si prova ad es. gioia, lutto, disperazione. In ogni caso, l’empatia che riescono a riprodurre dopo siffatte “lezioni”, è comunque molto diversa da quella autentica. E’ qualcosa di assolutamente freddo. Emanano una sorta di “fascino superficiale”, ma di questo però gli altri, di solito, si rendono conto quando è ormai troppo tardi, quando cioè il danno, talora irrecuperabile, è stato fatto.
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Cosa pensano di se stessi? Capiscono di avere un problema? No, assolutamente, gli psicopatici non soffrono la psicopatia. La soffrono invece tutti coloro che sono in relazione con essi, in famiglia, sul lavoro, nelle relazioni personali, e, naturalmente, anche in ambito economico, sociale, politico. Loro, invece, stanno benissimo.
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Quando vien chiesto loro per quale ragione sono disposti a parlare di sè con l’intervistatore, la risposta più comune è: per orgoglio personale, sentendosi ad un livello evolutivo più elevato, ovvero “le persone normali provano emozioni che noi siamo stati in grado di superare, noi siamo più avanti degli altri, abbiamo raggiunto uno stadio evolutivo superiore”. Uno degli intervistati alla domanda: per lei si tratta di un disturbo di personalità o di una caratteristica della stessa, rispose: per me si tratta solo ed esclusivamente di un talento. E questo la dice davvero lunga su costoro.” Mark T. Hofmann
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A me pare che questa sia una descrizione calzante degli Ultracorpi del celebre film, sì, proprio quelli che “rubavano i corpi”, entità da un altro mondo del tutto prive di sentimenti umani, e fortemente inclini al male e alla distruzione.
Cordiali saluti
Emanuela
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P.s. Tratto dal monologo del col. Kurtz in Apocalypse Now (1979):
“Ricordo, quand’ero nelle forze speciali, sembra migliaia di secoli fa, andammo in un campo, per vaccinare dei bambini. Lasciammo il campo dopo aver vaccinato i bambini contro la polio. Più tardi venne un vecchio correndo a richiamarci, piangeva, era cieco. Tornammo al campo: erano venuti i vietcong e avevano tagliato ogni braccio vaccinato. Erano là in un mucchio. Un mucchio di piccole braccia. E mi ricordo che ho pianto, pianto come una madre.
Volevo strapparmi i denti di bocca, non sapevo quel che volevo fare. E voglio ricordarlo, non voglio mai dimenticarlo, non voglio mai dimenticarlo. Poi mi sono reso conto, come fossi stato colpito…colpito da un diamante, una pallottola di diamante in piena fronte… e ho pensato: mio Dio che genio c’è in questo..che genio, che volontà per far questo…perfetto, genuino, completo, cristallino, puro.”