Uno dei modi migliori per sapere davvero ‘che tempo che fa’ è collezionare gli articoli della stampa quando, occasionalmente, riferiscono di temi delicati. Insomma, quando maneggiano materiale scottante, non la solita sbobba sulle partite di cricket destra vs sinistra, sulle iniziative del governo, sulle dichiarazioni del presidente di Confindustria o sullo stato di avanzamento del processo di schiavizzazione della Grecia. Ebbene, ciò che il cronista scrive, a commento delle news scomode è addirittura più significativo delle stesse news. Nelle sue reticenze, nelle sue titubanze, nel suo tentennare tra l’avvertito dovere di cronaca e il malcelato timore di oltrepassar la soglia (del lecito) puoi cogliere il senso della degradata condizione di subalternità culturale e intellettuale che ci tocca, come singoli e come popolo. Prendete, per esempio, il trattato di libero scambio Usa-Europa, il Ttip, che dovrebbe trasformare le due opposte sponde dell’oceano in un oceano di occasioni e opportunità e che nasconde, invece, rischi letali e per la salute e per la sicurezza e per la libertà dei cittadini europei. I negoziati vanno avanti nella più assoluta segretezza. In un paese normale questa dovrebbe essere la notizia principale sulla stampa libera, il cavallo di battaglia del Quinto Potere poco incline alle tracotanze del Sesto (quello Oscuro). Ecco, invece, come, uno dei (pochissimi) articoli usciti nelle ultime settimane sul tema, affronta la faccenda: “In pratica un segreto nel segreto, visto che anche i dettagli del trattato in discussione sono top secret e riservati agli addetti ai lavori”. Le due righe citate non sono il titolo a caratteri di scatola della prima pagina del Corriere o del Sole 24 Ore, ma un inciso in coda a un pezzo che racconta dell’esortazione rivolta dal console Usa a Firenze, Abigail Rupp, all’Italia affinché rompa gli indugi e acceleri sulla strada dell’accordo. Esse danno conto, senza scandalo, che ci sia un segreto e che i dettagli del trattato siano top secret e riservati a non meglio precisati ‘addetti ai lavori’. Chi saranno mai costoro? Boh, ma non importa. Ciò che conta, in una società sedata dal cloroformio, è che la stampa riferisca sul Potere, non che ‘ferisca’ il Potere. Quindi, nel più assoluto silenzio andrà in porto “il più grande accordo commerciale nella storia delle relazioni internazionali” (ipse articulus dixit). Ma forse è giusto così. Significa che siamo delle pecore silenti da pascolare. Dov’è la notizia?
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