Confesso che stanotte non ho dormito. Mi sono imbattuto in uno studio imperdibile che mi ha destabilizzato facendomi capire quanto i genitori, gli insegnanti, i mentori mi abbiano condizionato facendo di me un retrivo e sciovinista esponente di homo medievalis. L’epocale libello si intitola ‘Educazione sessista’ edito da Rosenberg & Sellier, scritto da Irene Biemmi, e prende in esame gli stereotipi di genere contenuti nei libri di testo utilizzati dalle quarte elementari del Belpaese. Le scoperte fatte dalla ricercatrice sono davvero inquietanti. Pensate che, nel 59% dei casi, i protagonisti delle storie raccontate ai nostri bambini, sono uomini, “come se le donne fossero un gruppo di minoranza”. Per fortuna, una task force del Ministero dell’Istruzione sta provvedendo all’uopo e distribuirà confezioni di pocket card adesive con cui mascherare i vili maschi, disegnati negli abbecedari, con corpetti rosa e gonnelline al ginocchio. Purtroppo non è finita qui. Nel volume si dice anche che i ruoli maschili sono appannaggio, ad esempio, di cavalieri, re, geologi, direttori d’orchestra, medici. Le donne, invece, sono dipinte come streghe, maghe, fate, principesse e casalinghe. Io me ne dolgo, mi struggo all’idea che una simile, brutale discriminazione sia stata perpetrata a danno mio e di quelli della mia generazione e dei figli che verranno. Per fortuna, ora che lo scandalo è ‘al sole’ vi si porrà rimedio. A quanto pare, talune case editrici trendy stanno sfornando nuovi eroi e nuove eroine consonanti allo spirito del tempo, tipo principesse che salvano i principi, nonne che guidano i trattori e nonni che si incipriano mentre spentolano nel tinello. Ho fatto mattina a sfrigolarmi di sensi di colpa, pensando a come e quanto sono stato manipolato fin dai banchi delle elementari. Mi tornavano alla mente capolavori della letteratura del passato e le possibilità perdute di trame alternative mai concepite da scrittori inibiti, come me, dall’avere ignorato la filosofia gender: ecco una gagliarda Penelope tornare dal suo Ulisse intento a mulinare sul telaio; poi, un efebico Angelico bramato dalle fumantine Orlanda e Rinalda, cavallerizze indomite, una delle quali impazzita d’amore. E di Sandokana e della Corsara Rossa vogliamo parlare, mannaggia a te, virile d’un Salgari? Poi, verso l’alba, mi sono ricreduto per colpa di Winston Churchill. Mi è tornata in mente una battuta dello statista inglese all’indirizzo di un collega parlamentare il quale si sgolava per convincere i pari che tra uomo e donna vi fosse solo una piccola differenza. Il mito che sconfisse Hitler si alzò e urlò, tra l’ilarità generale: “Hurrà for the little difference!”. A questo punto mi sono messo a dormire, sognando l’Odissea: Penelope e Ulisse erano di nuovo al loro posto e del mio pentimento non v’era più traccia. Ma si sa che nei sogni si regredisce. Al risveglio, state sereni, sono tornato anormale.
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