I nostri padri avevano il capitale più le rivendicazioni operaie più la lotta di classe più le brigate rosse più il terrorismo nazionale. Totale: paura. Noi abbiamo avuto l’undici settembre più Al Qaeda più la guerra al terrorismo più le armi di distruzioni di massa più la globalizzazione più l’invasione dell’Irak e dell’Afganistan. Totale: paura. Ora abbiamo l’islamismo radicale più l’Isis più l’estremismo mussulmano più i tagliatori di teste più il califfato più le bande nere di Boko Haram più la jiahd mondialista. Totale: paura. Un momento. Dove sono finite le angosce degli anni Settanta e i luoghi comuni di cui si nutrivano, le password che le attivavano, i tic nervosi che suscitavano nel telespettatore medio (molto meno ‘bombardato’ di noi, ma già condizionato a sufficienza)? Evaporate come neve al sole. Puff! Scomparse. Eppure, manco quarant’anni fa, lo scontro borghesia-proletariato era la madre di tutte le battaglie. Ci sbagliavamo. Era solo una tentacolare psicopatologia collettiva, implosa su se stessa una volta svanite le energie mentali di chi ci credeva e di cui essa si alimentava. Oggi, in compenso, abbiamo un altro horror movie dove domina il nero dei turbanti barbuti anzichè il rosso delle rivoltelle comuniste. E, come ieri, l’etere è invaso dalle ‘nuove’ parole d’ordine ripetute all’infinito così da creare un’altra matassa gommosa di bile e nevrosi di massa, un blob che si autoricarica coi nostri incubi privati e con le nostre pubbliche paranoie. Dissolto un nemico, se ne profila un altro all’orizzonte, più spietato del primo. Il mondo cambia, la storia gira, ma siamo sempre daccapo in un Monopoli dove, fra troppi imprevisti letali e poche probabilità di sfangarla, il solo motore immobile (e certo) è la Paura. Ne siamo schiavi, come un tossico della roba. E c’è sempre ‘qualcuno’ pronto a rifornirci.
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