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TANTO RUMORE PER NULLA

CLINTONAllora, nel dubbio se cominciare da quelli che ‘Trump è la rivoluzione popolare che ci mancava’ e quelli che ‘ci attendono tempi terribili perché il popolo continua a votare per i cazzi suoi e non ascolta le borse’, prendiamo le mosse da un altro versante: quello di chi ha preso sul serio le elezioni americane e il loro esito infausto. Ce la caviamo anche prima, visto che nel terzo mazzo ci stanno – stretti stretti in un unico estatico abbraccio – tutti gli asparagi degli altri due. E tutti quelli ancora abbastanza assopiti da non aver capito che le elezioni americane più mediatiche e sconvolgenti dai tempi di Lincoln in qua, meritano di essere ricordate con il titolo della tragicommedia di Shakespeare ‘Tanto rumore per nulla’. Perché tali sono: una commedia impastata di tragico – o una tragedia ordita nel comico se preferite – da cui schiere interminabili di opinionisti e intellettuali, ma anche di incazzosissimi uomini della strada, si sono fatte coinvolgere fuori misura. Ora che lo show è finito, e gli spettatori defluiscono dalla sala, facciamo un bel respiro e ritorniamo alla realtà delle cose e dei fatti: Don Pedro, Don Giovanni, Benedetto e Beatrice e gli altri protagonisti della storia del drammaturgo inglese non esistono veramente; Donald Tump e Hillary Clinton non esistono veramente. O, meglio, non esistono così come ci sono stati rappresentati e venduti: il cowboy sconveniente dal rutto libero e dalla pistola facile, icona dell’America bianca, incolta e rancorosa; la donna di sinistra, democratic chic, paladina dei diseredati e forte del suo sesso debole. Sono solo i personaggi di un cartoon. Anzi, le perfette starlette di quel gioco millenario utilizzato negli interrogatori dei sospettati, da che mondo è mondo: poliziotto buono e poliziotto cattivo. Trump è buono per metà degli elettori e cattivo per l’altra metà. La Clinton è buona per quelli che ‘Trump fa schifo’ e cattiva per i supporters di Donald. Ed è da millenni che i soliti sospetti si fanno fottere dal giochino senza capire che pur sempre di due poliziotti si tratta. Buoni o cattivi ve li fanno sembrare, o così li dipingete, ma poliziotti restano. La Clinton è la quintessenza dell’aristocrazia a stelle e strisce responsabile in modo più o meno velato, più o meno diretto, di gran parte delle porcherie finanziarie e militari degli ultimi lustri (fu suo marito ad abolire sciaguratamente il Glass Steagall Act che eliminò la distinzione tra banche commerciali e banche d’investimento) e ha ottenuto finanziamenti per 886 milioni di dollari. Trump è un multimiliardario legalmente elusore di tasse che sta meditando di nominare, come al solito, come sempre, come tutti i suoi predecessori, la creme de la creme di Goldman Sachs e di J.P. Morgan nella stanza dei bottoni economica della sua nascente amministrazione e ha ricevuto dagli sponsor 189 milioni di dollari. Di chi faranno gli interessi, in caso di vittoria, secondo voi? Del povero cristo o della Matrice? Di cosa stiamo parlando, dunque? Da quale ridicolo orgasmo ci stiamo facendo travolgere? D’accordo, forse questa pantomima è ineluttabile, lo esige il Sistema e poi la scenografia è da sballo. Ma almeno non diamogli pure la soddisfazione di fargli da claque.

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