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Stop! Coi Rolling stop

I Rolling Stone hanno ricominciato a rotolare. Questa volta giù per la china del qualunquismo a buon mercato; o delle buone cause di pessimo gusto, se preferite. Non ci riferiamo, ovviamente, alla mitica band, ma a una rivista che ne ha mutuato il nome e che si è segnalata nei giorni scorsi per una contagiosa  iniziativa politica: un manifesto contro Salvini. Con tanto di richiesta di firme, soprattutto se firme vip, come negli anni Settanta. Ora, che l’abbiano proposto fa ridere, che qualcuno vi abbia aderito fa piangere. Ideare oggi un tazebao contro Salvini è come lanciare una petizione pubblica contro il Joker a Gotham City. È inutile. Salvini già lo odiano tutti. Tranne il popolo, stando ai responsi delle urne e a quelli dei sondaggi. Ma il popolo, si sa, in certi ambienti non conta, anzi è uno spiacevole effetto collaterale di quella cosa meravigliosa chiamata democrazia. Sta di fatto che il giornale Rolling Stone, oltre ad essersi fatto una pubblicità niente male, ha anche raccolto un po po’ di adesioni da far schiattare d’invidia giornaloni ben più rinomati, oltre a essersi conquistato le prime pagine della rassegna stampa quotidiana. Ma chi ha firmato? Diversi nomi dello spettacolo e della cultura ‘pop’. Quindi cantanti, attori, presentatori, scrittori. In una parola, il bel mondo dell’intrattenimento di massa.

Ripetiamo: l’intrattenimento di massa. Si tratta, per andare al sodo, di quella porzione del Sistema incaricata di farci divertire, rilassare, distrarre. È un mondo assai stratificato, ma i suoi strati sono quasi indistinguibili, se non per il conto in banca. Si rassomigliano tutti, fatti della stessa pasta e guarniti con la stessa glassa. Ci trovi i big assoluti dell’american star system tipo Susan Sarandon e Sharon Stone e Robert De Niro. Ma poi ci trovi anche i firmatari dell’iniziativa Rolling Stone. I primi combattono la loro battaglia contro Trump e contro la Brexit e a favore di un pianeta sempre più ‘globale’. I secondi, più modestamente, fanno lo stesso contro il nuovo governo italiano e contro le sue prima misure cosi rozzamente nazionalpopolari. In sintesi, tutti gli appartenenti a questa nicchia dell’elite – perché l’entertainment, e il suo circus, sono una nicchia dell’elite – fanno gli interessi dell’elite.

E l’apertura indiscriminata delle frontiere, la mitologia del melting pot salvifico, il multiculturalismo coatto e la distruzione delle specificità locali, etniche, religiose, di genere, di costume e di ‘tradizione’ è nell’agenda dell’elite. Il tutto funzionale al compiuto dispiegarsi delle energie brutali del mercato. Ecco perché, contro certi prodigi politici eccentrici rispetto ai ‘programmi’ globalisti (tipo il governo giallo-verde in Italia) scendono in campo le seconde linee dello show business. Fin dal medioevo, il giullare canta per il re, così come il mulo lo si attacca dove vuole il padrone. E non è neppure necessario che il padrone chieda. Certe cose, a certi muli, vengono naturali.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com

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