Qualcuno sa cos’è il Ceps? Vi assicuro che ignorarne l’esistenza non vi toglierà il sonno, ma questo acronimo sta per Centre for European Policy Studies, una specie di think tank continentale. Ebbene, un’analista nostrana del Ceps ha dichiarato qualche giorno fa che alzare i toni nei confronti della commissione europea da parte del governo italiano “è controproducente e finisce per generare ripercussioni nei negoziati fra governi e istituzioni Ue che non fanno bene al paese”. Roma “dovrebbe porre fine a questa retorica della conflittualità e ai toni di sfida, solo così potrà trovare a Bruxelles orecchie pronte all’ascolto e al negoziato”. Ribadito che questo monito strepitoso è stato partorito e veicolato da una mente italiana, uno di quei cervelli che per fortuna fuggono all’estero, ci vien voglia di organizzare un bel convegno con ospiti d’onore gli esponenti di punta di questo Ceps. Gli daremmo a mo’ di location una fabbrica chiusa o un capannone in dissesto o la casa di un suicida, uno dei tanti reliquiati geografici che contrassegnano, croci bianche su manto verde, il territorio del Nord Est e di molti altri distretti industriali inceneriti dalla crisi e dal suo incipit: l’ingresso nell’euro. Poi magari potremmo chiedergli, e chiederci, da dove scaturisce la boria e la supponenza dei Commissari Europei, da dove un manipolo di sconosciuti di ventotto paesi diversi ha tratto la legittimazione popolare, l’investitura giuridica e la statura morale per costringergi in ginocchio, abbandonati i ‘toni di sfida’, deposta la ‘retorica della conflittualità’. Zitti e mosca, che passa la commissione. Sono queste battute, recitate da anonimi funzionari di secondari istituti del Moloch di Bruxelles, a restituirci la dimensione dello scippo di sovranità e dignità a cui ci siamo colpevolmente prestati. Non è più neppure permesso “alzare i toni”, come nelle lande grigie e slavate della Deutsche Demokratische Republik dove si formò la Merkel. Ormai siamo alle bacchettate di cui cantava Rino Gaetano: “Mi dicono alla radio statti calmo e statti buono, non esser scalmanato stai tranquillo e fatti uomo”.
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