Facciamo finta, per un attimo, che la Trilaterale esista. Ovvio che non esiste, ci mancherebbe altro. Altrimenti la televisione ne avrebbe parlato. Per quanto, i canali televisivi più importanti siano come i mariti cornuti: gli ultimi, in genere, a sapere la verità celata sotto le notizie. Ma, per amor di discussione, supponiamo che la Trilaterale vi sia, cimentandoci in un esperimento alla Galileo. Come agi albori della scienza, diamo per vera una cosa visibilmente assurda (tipo che la terra gira intorno al sole) per toccare con mano l’effetto che fa. Oppure, buttiamoci in una operazione sofistica. Come ai tempi di Socrate, prendiamo le difese di un’ipotesi ridicola e diamoci dentro per verificarne le conseguenze sul piano della realtà. Dunque, se putacaso la Trilaterale esistesse, verrebbe spontaneo porsi due domande: ma perché diavolo i suoi incontri sono oscurati? Questa è davvero bella. I sostenitori della tesi della sua sussistenza in natura dicono sia stata fondata nel 1973 da uno dei grandi magnati del Novecento, David Rockefeller, e che essa costituisca un blind trust di cervelli, rigorosamente apolitico e apartitico, alla cui rete neuronale contribuiscono esponenti dei più svariati campi dell’economia, della finanza, della cultura, dell’informazione provenienti da USA, Giappone, Nord Europa e, dal 2011, Cina. Insomma, una figata pazzesca, una Cernobbio interplanetaria, una roba così postmoderna, ma così postmoderna che, fossimo in chi, pur partecipandovi, per pudore la nega, manderemmo al caldo le ritrosie da verginelle e ne andremmo stra-orgogliosi. La Trilaterale, a ben vedere, è la riedizione, su scala mondiale e in termini aggiornati ai temi, delle celle apicali della Città del Sole di Campanella o dei savi della Repubblica platonica o dei reggenti dell’Utopia di Thomas More. Tu raduni il top del top del top, fai questa tempesta magnetica di emisferi superfini e di portafogli supergonfi e cosa ne esce? Un mondo finalmente più giusto e più libero, ecco cosa ne esce. È inevitabile. Ma allora, e torniamo a bomba, perché le riunioni della Trilaterale sono più blindate del nocciolo all’uranio di una centrale nucleare? Nei documentari disponibili si vede la crème de la crème dell’economia mondo sfilare scortata da soldati armati fino ai denti dentro i caveau riservatissimi di hotel super de luxe. La questione lascia sgomenti e dovrebbe inquietare soprattutto il nostro premier: perché privare i cittadini della possibilità di attingere a quella che, con ogni probabilità, se davvero esistesse, sarebbe una delle commissioni più utili e istruttive della storia umana? Se oggi c’è lo streaming pure nella buvette di Montecitorio, se invochiamo la voluntary disclosure persino per il bidet dei deputati, se ci siamo sciroppati anche gli incontri al vertice tra Renzi e Grillo, se assistiamo agli scambi di vedute tra Obama e la Merkel, ma che motivo ci sarà per non far accedere l’occhio indiscreto di una telecamera nelle sale ovali dove le teste più rotonde del bigoncio scrivono la storia che verrà? È un mistero della fede. O forse no. Le locations sono corazzate per impedire all’uomo della strada di scoprire la verità: che dentro a quelle sale non c’è mai stato nessuno e che la Trilaterale non esiste. Eureka! Come direbbe Marzullo, la Trilaterale è un sogno, ma i sogni aiutano a vivere meglio. Perciò blindiamoli.
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