Nell’operazione di squadrismo intellettuale contro Paola Perego val la pena di mettere in evidenza la reazione della diretta protagonista la quale ha dichiarato: “Mi sono sentita messa in mezzo in una cosa molto più grande di me” e, anche: “Sono disorientata, spaventata. Vedo i giornali e mi sembra surreale”. La conduttrice non poteva esprimere meglio il senso di ciò che le è capitato, il ‘malocchio’, passateci il termine, di cui è stata vittima e soprattutto la apparente inspiegabilità dell’accaduto. In realtà, l’episodio è perfettamente decifrabile solo se si accetta di misurarlo e interpretarlo con codici diversi da quello della razionalità spicciola e immediata. Perché – se usiamo quest’ultima – è palese che la ‘lista di promozione’ delle ragazze dell’est non aveva alcunché di spaventoso o di cui scandalizzarsi. Certo, peccava di un eccesso di banalizzazione, di una sfumatura triviale, di tutti i cliché di questo mondo. Insomma, era un’allegra chiacchiera da bar dal sen fuggita e finita in una slide. Chi non fa le chiacchiere da bar? Vogliamo davvero sostenere che esse vanno confinate tra birre e tramezzini e non meritano di stare in tivù? In una televisione dove ruotano, a ciclostile, acca ventiquattro, sangue, morte, violenza, orrori, sesso, sadismo e masochistiche voluttà? Fosse così, non dovremmo chiudere ‘Parliamone Sabato’, ma la Rai nel suo complesso. No, la chiave non sta lì. La chiave sta nella Matrice. La Matrice intesa come ‘stampo’ informazionale e culturale di un’era, come ‘modello’ del pensiero collettivo, all’interno del quale vengono sagomati e coartati i singoli processi mentali individuali. Paola Perego è disorientata e ‘non capisce’ perché non coglie la colpa di cui si è macchiata e non distingue la ridotta da cui le stanno sparando. Il fatto è che non ha colpe e chi spara è Nessuno. Infatti, a premere il grilletto non è un tiratore singolo e neppure una squadra speciale. È la matrice nel suo complesso, la quale si esprime e manifesta attraverso l’ottusità occhiuta e vendicativa di milioni di tentacoli. Oggi la Matrix, sulla cui graticola noi dobbiamo sdraiare (e immolare) i neuroni , è infinitamente più estesa e rapace delle matrici di ere storiche in apparenza più buie, medioevo compreso. Essa seleziona le aree di discussione all’interno delle quali ci si può esprimere col dovuto bon ton senza rischiare la fucilazione mediatica. E quelle aree vanno via via restringendosi e si ridurranno a un fazzoletto di argomenti insignificanti. Il resto verrà censurato sotto la rubrica di ‘revisionismo’, ‘sessismo’, ‘razzismo’ e via segregando. Questo trend prosegue per gradi da ormai qualche decennio e, ogni tanto, richiede una vittima sacrificale per diseducare le masse alla pratica rivoluzionaria del pensiero libero (che comprende, va da sé, anche se non soprattutto le chiacchiere da bar, i qualunquismi, gli errori, le generalizzazioni). Colpirne una per diseducarne centro, insomma. Concludendo, oggi siamo tutti Paola Perego e lo rivendichiamo con orgoglio: la sua figura giganteggia in mezzo agli intellettuali di riferimento di un’era di nani da giardino.
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