Subito dopo la deflagrazione dello scandalo Boschi, in seguito alle ‘candide’ ammissioni del Presidente uscente di Consob alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche, Matteo e la Maria Elena si sono subito presentati in TV, a La7, per dimostrare di che pasta sono fatti. Fa un po’ parte dei personaggi, questa – in effetti ammirevole – sfrontatezza di rilanciare sempre anche quando le circostanze li inchiodano. E così, mentre le agenzie di stampa e tutte le testate sparavano ad alzo zero le incredibili dichiarazioni di Vegas, l’inossidabile duo ha fatto lo sborone. “Stasera sono dalla Gruber con Travaglio,” ha caricato a testa bassa la Boschi, mentre Renzi si è presentato a testa alta da Formigli, sulla stessa rete. Concentriamoci su quest’ultimo confronto e su un dettaglio sfuggito anche agli osservatori più attenti che non c’entra niente con Banca Etruria, ma può insegnarci tutto su come funziona la macchina dell’informazione. Il titolo di questo post potrebbe essere: chi di fake ferisce, di fake perisce. A un certo punto, infatti, Renzi – nel tentativo di demolire, squalificandolo, il Movimento 5 Stelle – ha puntato proprio sul concetto di fake. I grillini, argomentava il rottamatore, non sono affidabili, anzi sono proprio dei pisquani perché parlano di scie chimiche e di finto allunaggio. Al che, Formigli gli ha riso in faccia e gli ha ribattuto, più o meno, che non è serio fare la battaglia politica sparando una fake simile. Insomma, il fenomeno di Rignano è stato infilzato dal ridicolo. Forse per la prima volta, ha trovato un interlocutore in grado di zittirlo attraverso quel procedimento retorico, molto in voga oggidì, consistente nel rifiutare il confronto su temi che il bon ton del giornalisticamente corretto giudica falsi a prescindere. In realtà, Renzi non aveva detto una bugia; è vero che qualche esponente del Movimento ha, in qualche circostanza, parlato di scie chimiche e di finti allunaggi. Tuttavia, il conduttore non ha accettato di interloquire sul punto, lo ha liquidato con un ghigno. Allo stesso modo, Renzi – pochi istanti prima – aveva irriso, in quanto fake, alla questione delle scie chimiche e del finto allunaggio. Anche qui, ci troviamo di fronte a due temi non ‘discutibili’ in pubblico non perché siano palesemente falsi o assurdi, ma perché il Sistema li ha già degradati a pattume. Renzi non sa neppure cosa siano le scie chimiche, né si è mai occupato delle tesi pro e contro la veridicità dell’approdo sul satellite avvenuto (oppure no?) nel 1969. Ma egli sa che ‘non deve’ interessarsene, se non a prezzo del dileggio catodico. È così che la macchina mediatica ‘perimetra’ le aree discorsive di ciò che si può dire, oppure no, in società. Essa lo fa non solo su temi sostanzialmente irrilevanti, tipo la luna, ma anche e soprattutto su questioni politicamente decisive. Ne sono oggi vittime i ‘populisti’, i ‘sovranisti’, i ‘complottisti’. Anche Renzi ne ha avuto un doloroso assaggio. Speriamo gli serva di lezione.
Nessun Commento