Prima pagina di Libero del 3 dicembre 2016: Tasse, Salvini ha ragione, aliquota unica al 15%. Editoriale di Antonio Socci dove si spiega che l’unico modo per uscire dall’empasse è alleggerire le tasse fin quasi a raderle al suolo. Un’aliquota unica così bassa, ma così bassa che forse persino a Google verrebbe voglia di domiciliarsi nel nostro nuovo paradiso fiscale. La notizia è fenomenale perché racchiude in sette parole, un numero e una facciata di carta tutti i motivi per cui ci troviamo nella palta e per cui probabilmente non ci usciremo mai. La grande stampa, il politico di grido e l’intellettuale di riferimento ci spiegano – stretti stretti in un bell’abbraccio – come fare per rilanciare l’economia e quindi la crescita e quindi il benessere diffuso e quindi la pace sociale. In effetti, il sillogismo aristotelico sembra funzionare: diamo meno soldi allo Stato così chi li risparmia in imposte li investe in affari e dunque in occupazione. Sembra facile, sembra bello, tanto bello da meritare un titolo di scatola. Eppure, lo confessiamo: preferiamo Libero quando si occupa di spiegare perché e percome si può uscire dall’euro senza diventare una nazione da terzo mondo, preferiamo Salvini quando si batte come un leone per il no al referendum e preferiamo Antonio Socci quando critica senza pietà il papa più sopravvalutato della storia. Insomma, quando la grande stampa, il politico di grido e l’intellettuale di riferimento fanno il lavoro loro, si occupano di ciò che sanno e lasciano perdere ciò che (apparentemente) ignorano: la genesi e la circolazione della moneta. Perché è di questo che stiamo parlando, giusto? Siccome i soldi fanno girare il mondo, facciamo girare più soldi. Ma qui la grande stampa, il politico di grido e l’intellettuale di riferimento sbroccano di brutto. Se, infatti, tu lasci più soldi in tasca alle aziende non stai creando denaro: ti limiti a invertire la marcia al denaro che già c’è. La montagna di quattrini ‘risparmiata’ verrà rimessa in circolo dal capitale privato anziché dalla mano pubblica. Un gioco a somma zero dove nessuno può guadagnare alcunché. E allora? Allora conviene rivolgersi agli avvocati, una buona volta, quelli che – oltre a lavorare coi codici – hanno compreso i codici di funzionamento dell’economia di base. Marco Mori, per esempio, nel suo bellissimo libro ‘Il tramonto della democrazia’ ci spiega, a pagina 147, ciò che i media, i politici, l’intellighenzia fingono (fingono?) di non sapere. Per immettere nuova pecunia nel sistema ci sono solo cinque-modi-cinque, spiega Mori: stampa di moneta diretta da parte dello Stato, deficit di bilancio finanziato da una propria banca centrale, deficit di bilancio finanziato dai mercati, prestiti delle banche commerciali, esportazioni. Gli unici modi che dipendono da noi cittadini sono i primi due e vanno sotto il nome di sovranità monetaria. Con la firma dei trattati europei vi abbiamo rinunciato. Punto. Gli altri modi non dipendono da noi, ma dalla altruistica e pietosa manina di terzi (Draghi, i Mercati, le Banche). Solo riconquistando il potere perduto potremo dare ossigeno al sistema e decidere davvero dell’avvenire nostro e dei nostri figli. Ma è l’unica cosa di cui nessuno parla e che a nessuno interessa. Ed è l’unico motivo per cui dopo Renzi avremo un altro Renzi e un altro e un altro ancora. Ce li meritiamo tutti.
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