Il bulletto e la sua banda di aggraziate valchirie, per quanto palesemente sprovveduti, per quanto apparentemente innocui, per quanto probabilmente eterodiretti (a loro insaputa, s’intende), non si fanno mancare mai la perfidia quotidiana dello spaccone. Oggi è un tweet, domani una battuta, dopodomani un calembour partorito dalla legione di spin doctor sguinzagliati dietro le quinte. Non fosse per la protervia, sarebbero persino divertenti. In fondo, eravamo caduti così in basso, con la destra e la sinistra post tangentopoli, che pareva quasi una immeritata ricreazione l’invasione inaspettata degli ultracorpi (supppperggggiovani). Però, quando ti accorgi quanto facciano sul serio, qualche brivido sulla schiena ti corre. Questi qua pensano davvero di poter sventrare la costituzione italiana a colpi di maggioranza. Il pudore è un concetto ottocentesco non contemplato dai loro dizionari di quaranta parole. Basterebbe poco per provare la giusta vergogna e ritirarsi in buon ordine. Basterebbe compitare, con buon ordine, l’esemplare lista di controindicazioni alla supponenza riformatrice renziana: 1) Renzi non ha mai preso parte a un’elezione politica nazionale; 2) Renzi è stato eletto Presidente di una Provincia e Sindaco di un Comune ‘blindati’ dove avrebbe vinto anche il Gabibbo se si fosse presentato al suo posto; 3) Renzi non ha mai chiesto e ottenuto un’investitura popolare sul programma di ingegneria costituzionale che ora porta avanti; 4) il partito democratico ha perso le elezioni del 2013, per ammissione del suo stesso leader di allora; 5) l’affluenza a quelle elezioni è stata del 75%; 6) il partito democratico ha ottenuto il 25,42% di consensi alla Camera e il 29,33% al senato; 7) il partito democratico ha partorito due governi solo grazie alla stampella di un pezzo schizofrenico della compagine avversaria (una volta si chiamava ribaltone, ma è rimasta comunque una cosa infingarda); 8) ergo, Renzi e la sua squadra di farfalle stanno radendo al suolo le fondamenta della nostra malmessa democrazia in rappresentanza di meno di un italiano su sette. Ma loro possono farlo, tranquilli. Parlano sempre in nome del paese, ne auscultano gli umori, ne interpretano la pancia. Non sono politici, ma sondaggisti ambulanti, che sanno ciò di cui abbiamo bisogno prima ancora che glielo domandiamo. C’erano tanti partiti, ma ne resterà uno solo, il loro ovviamente. Il Partito Demoscopico.
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