L’undici luglio 2015 seimila dipendenti dell’Ikea hanno incrociato le braccia inventandosi uno sciopero. A sinistra è scattato il panico. E nelle panic room di Via del Nazareno dove ancora allignano gli ectoplasmi della storia comunista e sindacale italiana sono state istituite delle unità di crisi. I lothar di Renzi non si capacitano di quanto siano regredite le classi lavoratrici in due secoli di lotte. Possibile non capiscano? Possibile non siano in sintonia con la Storia scritta in penna d’oro dal Capo Carismatico, sotto i loro occhi? Possibile non leggano i suoi tweet? Si è chiesta la Madia, consolata dalla Boschi con un kottbullar (polpetta surgelata tipica di Stoccolma). Pare di no. La coscienza di classe è proprio andata a puttane ha soggiunto un inviperito Del Rio, mentre provava, per distrarsi, ma senza riuscirci, a montare un comodino di pino silvestre col profilo di Berlinguer. Sarà anche made in Ikea, ma ha una faccia che deprime ha borbottato. Il boss lo ha incenerito con lo sguardo. Guai a chi tocca l’Ikea e il suo mitico piano per rilanciare la crescita e i consumi. L’aspetto sconvolgente, ciò che manda ai matti il redivivo Magnifico, è proprio che la classe proletaria non realizzi di essere già in paradiso, non comprenda la logica delle riforme strutturali dell’azienda svedese. Che avranno chiesto mai i nordici? Trasformare il premio aziendale fisso in variabile, ridurre drasticamente le maggiorazioni per il lavoro domenicale e festivo, definire un nuovo sistema di turni che consenta a tutti di guadagnare di meno e lavorare di più. Solo conquiste di civiltà: un piccolo passo (indietro) per i precari, un enorme passo (in avanti) per il capitale. Insomma, faticare tutti-guadagnare meno, in linea con la strategia dei partner comunitari. Persino il PSE approva le ricette dell’Ikea, e allora dove minchia sta il problema, perché i sindacati scassano? Perché non stanno dalla parte giusta, quella di chi fa impresa, crea valore, costruisce sogni, per di più montabili a domicilio col fai da te? A un certo punto, uno stagista sprovveduto (uno sfigato con la faccia da nerd, laureato in scienze politiche) si è fatto avanti e ha detto, tra lo sconcerto dell’inner circle renziano: guardate che una volta funzionava al contrario, la sinistra stava dalla parte degli operai contro il padronato. Com’è finita? Per lo stagista male. Pare ne abbiano trovato i resti dentro un kottbullar gigante.
Nessun Commento