William Soren, un giovane studente americano – in quel di Jersey City – di Storia dei Sistemi Politici Moderni, fiero e lucido cultore delle forme di gestione della cosa pubblica nella post modernità, sbarca in Italia, in incognito, per analizzare il fenomeno Renzi (“Voglio sapere tutto, ma proprio tutto, sul nuovo miracolo italiano” gli ha ordinato il docente, Reginald Archer). Dopo qualche mese, il povero scolaro rientra alla base, l’espressione stordita, lo sguardo attonito, l’abito gualcito e il nodo della cravatta più aggrovigliato di quanto non fosse alla partenza. Il professore riceve la recluta nel suo ufficio affacciato sull’Hudson, arredato in impeccabile stile Chippendale, e gli chiede conto dei suoi studi e ragione del suo umore così fosco. “Che le devo dire, prof,” esordisce il buon William “all’inizio ero eccitato. Ho subito individuato una fonte che mi ha condotto nel cuore del nuovo impero italiano”. Archer si illumina: “Fantastico, Will, e allora perché quella faccia? Chi sono i padri nobili del nuovo rinascimento italiano? Benedetto Croce o Giovanni Gentile? Carl Schmitt o Hans Kelsen? Antonio Gramsci o Arturo Labriola?”. L’allievo smorza l’entusiasmo del maestro: “Aspetti. Dunque, il tale mi porta in visita a un immenso sacrario appena fatto erigere dal PD, più maestoso dell’altare della patria, repositorio dei testi politici fondamentali da cui Renzi e i suoi traggono ispirazione”. Il professore non sta nella pelle: “Sublime! Geniale! Un intero mausoleo di cultura. Ecco spiegato il suo successo”. Il giovanotto, mesto mesto, lo spegne subito: “Ma no, prof. Nel tempio c’erano solo migliaia di scaffali vuoti”. “Vuoti?” domanda, stupefatto, Archer. “Yes, teacher,” conferma il laureando “totalmente privi di libri. Un’immota e marmorea vacuità in cui spiccava un solo libercolo”. Archer strabuzza le pupille, la fronte solcata in due da una ruga di delusione: “Oh my darling! Un solo libro?”. Will annuisce: “Proprio così e, stando al mio Cicerone, nel tomo c’è tutta, ma proprio tutta, la filosofia politica del gabinetto renziano. Hai presente gli ottanta euro prima delle elezioni europee? – mi ha detto – Hai presente il jolly per i libri universitari prima delle amministrative? Hai presente il bonus famiglia prima del referendum costituzionale? Viene tutto da qui”. Il prof si accende la pipa, divorato dalla curiosità: “Non tenermi sulle spine: il titolo! Voglio il titolo!”. Archer sussurra: “Le satire di Giovenale. E dentro quel librino – glielo giuro – c’è pure un solo foglio e, su quell’unico foglio – morissi qua! -, c’è un’unica frase”. Il prof si inalbera: “Quale – per Dio! – quale?”. Will si scioglie il nodo del cravattino: “Questa: populus duas tantum res anxius optat panem et circenses”. Il prof, noto latinista, traduce all’istante: “Il popolo due sole cose ansiosamente desidera: pane e giochi circensi. Uhm… E – dimmi Will – tu che gli hai chiesto, a quel punto?”. Archer non se lo fa ripetere: “Be’, che se i bonus estemporanei erano il panem, non capivo dove stessero i circenses”. “Ottima domanda – bravo! – e l’italico che disse?”. Al che lo studente rivela: “Che a quelli ci pensa il boss”.
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