Da Tallin, in Estonia, il Presidente Mattarella si è espresso, con vis retorica consona alla dignità del ruolo, contro la rinascente, e populistica, passione per i confini. Guai ai nostalgici delle antiche dogane! Non si ceda alla lusinga della clausura nazionale. Noi, figli dell’Erasmus e di Schengen, saremo costruttori di ponti e non di muri. Come si fa a resistere a cotanta melassa? Essa ci titilla la gola, la pancia e pure il cuore e alla fine ci persuade. Nonostante la testa ci metta in guardia. Il che è un bel paradosso: non dovrebbe essere il contrario? Ci hanno istruito a puntino sul punto: i populisti antieuropeisti sono quelli dalla zucca vuota governati dalle emozioni grevi e dai bassi istinti – un branco di oche insomma –, mentre gli illuminati progressisti sono intelligentoni cosmopoliti dal cervello fino e dalla filosofia samaritana. Poi ascolti il Presidente, la sua sfida all’egoismo asfittico e la sua vision di un futuro plurale e multietnico e ti par di leggere la didascalia di un disegnino delle scuole elementari: bimbi di ogni colore abbracciati su un campo di viole, il pianeta terra e la ghirlanda pendula dal becco di una bianca colomba, oppure fucili che sparano fiori. Che bello! Che gioia! Che luce! Che pace.
Poi i bimbi crescono, le mamme invecchiano e certi pittogrammi puerili finiscono negli album dei ricordi e non li produciamo più, a parte le menti sublimi alla Oliviero Toscani: Benetton sfrutta i suoi quadretti fatti foto per venderci le magliette. I capi di stato e di governo si servono dell narrazione di quei disegni per venderci i giochi senza frontiere dell’Eurozona e già che ci sono – la ditta è generosa di saldi e sconti – ci piazzano pure la BCE, la Commissione, i Regolamenti, le Direttive, le sanzioni economiche e, magari, la Trojka. Qual è la morale di tutta la faccenda? Che non c’è alcuna logica, lungimiranza, equilibrio – insomma non ci sono le virtù socratiche del pensiero occidentale – nel canto soave dei cultori del paneuropeismo e della globalizzazione. E che ce n’è invece moltissima nella renitenza del popolino a farsi infinocchiare. E anche nella sua sapienza contadina di capire che forse senza Schengen e senza Erasmus si stava meglio, non peggio, che si poteva viaggiare lo stesso da un paese all’altro con la sola fatica di esibire un passaporto. E che i presunti benefici del mercato comune e dell’aver smantellato i gabbiotti al Brennero sono stra-compensati (in negativo) dalle nequizie dell’euro e dei suoi frutti avvelenati. In sintesi: la Matrice impiega l’emozione per addormentare la nostra ragione. Noi dobbiamo usare la nostra ragione per smascherare il suo uso distorsivo dell’emozione.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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