Sempre a proposito di post verità e di modalità di funzionamento della micidiale macchina dell’informazione convenzionale. C’è un esempio su tutti in grado di schiarirci le idee in proposito ed è la faccenda della meningite. Da qualche mese, i media più diffusi ci bombardano con rilanci continui d’agenzia riguardanti una supposta emergenza sanitaria nazionale. Spuntano meningococchi dappertutto: da Nord a Sud, dal Tirreno all’Adriatico, nessuno si salva. Ogni giorno un bollettino di guerra. Poi, a un certo punto, scatta la prevedibile reazione d’isteria collettiva: il popolo reclama a gran voce i vaccini. Allora, gli stessi presunti megafoni della Verità ortodossa smettono i panni da incendiari e indossano quelli da pompieri: secondo la scienza e la medicina ufficiali, dicono, non c’è alcuna emergenza meningite. È tutto sotto controllo, i numeri sono quelli di sempre. Rilassatevi e pensate a smaltire il cenone, insomma. E allora come la mettiamo? La mettiamo che alla grande stampa e ai giornaloni del circus non interessa un fico veicolare notizie, ma vendere copie (per inciso, fanno pure una fatica boia senza gli aiuti di stato). Quindi, se un tema diventa sexy agli occhi della pubblica opinione ecco che improvvisamente un falso (l’epidemia di meningite, ad esempio) diventa vero. E gli strilloni dai tg e le locandine nelle edicole sono tutte un pullulare di pseudo notizie sull’ennesimo episodio di malattia cerebrale. Ergo, l’obbiettivo non è informare, ma vendere. Poi, a frittata fatta, quando essi stessi raccolgono la tempesta del vento seminato sotto forma di panico generale, s’impancano a moralisti perché la gente ha fatto il caso più grande della casa. È così per un sacco di altre faccende: pensate ai contagi improvvisi di madonnine piangenti nelle chiese o a quelli di cani rabbiosi per le strade o di chirurghi nevrotici nelle sale operatorie. È sempre il riflettore dei media a creare la notizia illuminando a dismisura segmenti quotidiani e ordinari di mondo e trasformando in stra-ordinario l’ordinario. Ora, lo scandalo è che proprio dal pulpito dell’informazione perbene, dal corriere del pensiero ortodosso – o dalla gazzetta della versione unica, se preferite – giunga l’ammonimento sui pericoli della post verità, e l’avversione biliosa per i canali indipendenti del web presunti spacciatori di cazzate a piede libero. Pensa te! Se non fosse per le voci emancipate del web, oggi nessuno saprebbe cosa è davvero l’Unione Europea, nessuno avrebbe un’idea del concetto di sovranità monetaria, di signoraggio bancario, e dei vari (e veri) poteri occulti dietro le quinte della cronaca. Ma non gli importa. Sono pagati per non divulgare, per non capire, per non sapere. Non è neanche questione di menzogne, ma di silenzi. Vogliono il silenzio sulla verità. Finche si parla di chirurghi incazzati e di cani rabbiosi, invece, come se piovesse. C’è da piangere. E da far piangere persino le madonne.
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