Tenete d’occhio i cieli perchè, da qui a cinque anni, ne vedremo delle belle. O dei belli, se preferite: droni, piccoli rotori volanti simili ai dischi dei fumetti sugli ufo che scorazzeranno un po’ dappertutto per gioco, per sport, per divertimento. Per business. Ora, che fastidio può dare un elicotterino sopra la tua casina? Nessuno quando è uno. Ma nel momento in cui diventeranno dieci o cento? Allora vivremo davvero in un perenne reality show e le vite di ciascuno saranno videoriprese 24h. Ovviamente i quattro muri di una casa saranno come carta velina per gli occhi elettronici celesti, dotati di infrarossi e sensori digitalizzati. La nostra vita sarà, letteralmente, un libro aperto e l’intimità un ricordo da raccontare ai nipoti. Anche perchè, è questo il punto, i mercati hanno già fiutato la preda e cominciano a gongolare. Negli USA la ricerca collegata allo sviluppo dei droni per usi civili genererà investimenti per 2,3 miliardi di dollari nel 2016 mentre in Europa si stima che darà lavoro a 150.000 persone entro il 2050. Boeing, Intel e Qualcomm stanno mettendo sul tavolo peso e grana a volontà all’insegna di ‘piatto ricco mi ci ficco’. Però gli investitori già si lamentano: troppi vincoli, troppa burocrazia, regole assurde che impediscono di filmare le nostre vite dai cieli inquinati delle nostre città. Ma viviamo nell’era della libertà, che diamine, e la libertà si traduce in liberalizzazioni, in privatizzazioni, tutta quella roba che rende così meravigliosa l’esistenza di tutti noi. E quindi? E quindi ci sarà qualche politico geniale, e liberale, che spalancherà la volta celeste al premuroso sguardo di chissacchì. Al solo pensiero mi è venuta la pazza idea: sarà mica meglio emigrare in un luogo primitivo dove la tecnologia volante non è ancora arrivata? Stupido che sei mi son detto poi. Se tu andassi lì mica ci sarebbe il Garante per la Privacy.
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