Ragazzi, abbiamo un problema con la giustizia e uno con la legalità. Sono millenni che non riusciamo a venire a capo del primo. Il secondo lo hanno risolto alla grande gli attuali detentori del potere politico, bancario, finanziario, mediatico e religioso. Parliamo, dunque, prima della legalità e poi della giustizia, servendoci di umili esempi di cronaca, più o meno recente, buoni per familiarizzare daccapo coi concetti. È ‘legale’ che in Catalogna i poliziotti manganellino cittadini ansiosi di dire la propria in una cabina elettorale. È ‘legale’ che in Grecia i bancomat sputassero mance di venti euro giornalieri ai detentori di depositi bramosi di avere indietro i loro soldi. È ‘legale’ che in Europa ci sia un’Idra governativa con poteri immensi composta di ventotto teste, non una delle quali legittimata da un voto popolare. È ‘legale’ che la Costituzione italiana sia stata oltraggiata e tradita con la cessione pressoché totale della sovranità patria a un’organizzazione non governativa di inutilità sociale (la UE). È ‘legale’ che il denaro degli italiani non sia degli italiani, bensì di una banca detta d’Italia che non è d’Italia la quale, a sua volta, prende ordini da una Centrale Operativa detta Banca Europea che non è dei cittadini europei, ma dei capitali privati europei. È ‘legale’ che i lavoratori vengano assunti per due lire, senza garanzie, a termine, a cottimo, a gettone e licenziati con due lire e senza indennizzi e pensionati con due lire prese a debito. E ora: che cosa è ‘giusto’? È giusto tutto il contrario dei chicchi di rosario appena sgranati. Ma allora cos’è la legalità e cos’è la giustizia? La prima è una lattina vuota, la seconda il suo contenuto. Una legge è buona se è anche giusta, ma per essere giusta non è sufficiente che sia ‘legale’. Deve riflettere – o almeno ambire a riflettere nei limiti delle umane imperfezioni – un’idea (platonica) di Giustizia: valore universale attingibile da chiunque sia stato educato a coltivarla. Sia chiaro: le leggi non potranno essere mai compiutamente giuste, in un paese di uomini normali, e questo è ‘normale’ proprio perché umano. Tuttavia, troppe delle leggi attuali sono ‘perfettamente’ ingiuste e questo è anormale proprio perché antitetico al ‘giusto’. Abbiamo detto prima che i potenti non se ne accorgono: l’Europa dice ai catalani che le leggi vanno rispettate, il Papa li esorta a rientrare nella legalità, i professoroni della stampa che conta discettano sulla sacra cogenza del precetto giuridico, siamo bombardati dal mito dei ‘trattati’ e dell’ossequio alle ‘regole’ e, ogni giorno, i titolari della Giostra Globale ci fanno la morale al grido di “concorrenza, libertà, legalità”. Tutto questo perché? Perché volutamente, dolosamente, astutamente essi si dimenticano, e ci aiutano a dimenticare, che la legge in quanto tale non è nulla se non è innervata di giustizia. Le più palesi ingiustizie della storia (tragedie del Novecento incluse) sono state perpetrate all’insegna della legalità. Erano assolutamente ‘legali’ (secondo la logica meramente formalistica tanto in voga) perché promananti da una Norma Giuridica Vigente (e quindi da rispettare in quanto tale, nella prospettiva dei nostri attuali Maestri). Ecco la chiave: viviamo in un’epoca sommamente ingiusta e supremamente ‘legale’. E forse è ora di rispolverare un vecchio libro di don Milani: l’obbedienza non è più una virtù.
Nessun Commento