Assad ha bombardato con armi chimiche un’enclave di ribelli in Siria. No, i ribelli conservavano delle armi chimiche in un deposito e i missili di Assad lo hanno centrato per sbaglio. No, le armi chimiche non c’entrano proprio, si tratta di un false flag per costringere Trump a cambiare la sua politica in Siria e a sbarazzarsi del dittatore. No, l’attacco non c’è neppure stato. No, l’attacco c’è stato ma non ce la raccontano giusta. Quelle appena sciorinate sono solo alcune delle miriadi di ipotesi germogliate dal basso nell’immediatezza dei fatti di Khan Sheikhun. E ci confermano tre paradossi irrisolvibili della post modernità. Primo: non abbiamo più alcun criterio per stabilire cosa sia vero o meno e quindi, a prescindere dall’onestà intellettuale e dall’obbiettività di giudizio con cui vogliamo approcciare qualsiasi evento, molto semplicemente non verremo mai a capo di nulla. La verità, intesa come corrispondenza di quanto ci viene narrato rispetto ai fatti realmente accaduti, non esiste più (se mai è esistita). Essa si è frammentata in un caleidoscopio di verosimiglianze, tutte ugualmente plausibili, tutte parimenti smentibili, tutte veicolate da una pluralità apparente di fonti portatrici di interessi talvolta inconfessati, spesso inconfessabili. Nella desertificazione conseguente di punti di riferimento, è ancora possibile formarsi un’idea basata su dati sensibilmente credibili? La risposta è ancora no. Possiamo solo andare a tentoni, come gli orbi appresso ai ciechi del celebre dipinto di Pieter Bruegel. E, quindi, usare la più antica risorsa in dotazione all’essere umano (il buon senso raziocinante) per cercare di districarci nella Babilonia del non probabile. Ponendoci quesiti elementari, su episodi da ‘Oggi le comiche’. Tipo: ha senso che i soccorritori delle vittime di un attacco chimico prestino aiuto alle medesime protetti da mascherine da vigile urbano nell’ora di punta? Ha senso che l’ultra-cattivo-pericolo-pubblico-numero-uno Bashar al-Assad impieghi del gas nervino per ammazzare settanta ribelli tranquillamente liquidabili con una civilissima bomba a grappolo? In ogni caso, la fioca, semi indistinguibile luce per orientarsi non arriva da fuori, ma da dentro di noi. E tutto questo – paradosso numero due – nell’era più mediaticamente e capillarmente ‘informata’ di sempre. Tuttavia – paradosso numero tre – c’è un settore, almeno uno, che sembra non attraversato dal minimo dubbio. Parliamo dei media di massa e delle istituzioni politiche del cosiddetto Occidente libero e democratico. Quelli là, dubbi mai. Un secondo dopo il fatto, non solo hanno già impacchettato la notizia, ma i loro speaker tutti-uguali-impettiti-come-mezzibusti-sempre-in-piedi la stanno già veicolando in un infinito gioco di specchi e di rimandi dove l’ambiguità scompare inghiottita dalla solare verità. Alla quale, poi, i leader politici danno altrettanto risalto per trarne decisioni conseguenti e coerenti a un’agenda già fissata da un pezzo. Alla fine ti resta una sola certezza: se i nemici della democrazia sparano anche armi chimiche, i suoi amici sparano solo cazzate.
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