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LADRI COSTITUENTI

ladri‘Perdona loro perché non sanno quello che fanno’. Ci perdonerete, a vostra volta, la citazione evangelica, l’indebita commistione fra sacro e profano, ma oggi non ci viene in mente nulla di meglio per provare a sintetizzare lo spirito con cui i ladri costituenti osannano la riforma su cui saremo chiamati a votare il prossimo 4 dicembre. Forse ci siamo sbagliati, forse non è in atto alcun doloso smantellamento della nostra Carta come non si stancano di ripetere i paladini del NO. Forse siamo semplicemente di fronte a un caso clinico di amnesia collettiva di un’intera classe dirigente; la quale non sbaglia perché vuole sbagliare, perché è al soldo di un papa straniero, perché intende asservire l’Italia alle smanie di regime di Francoforte o di Bruxelles. Piuttosto, sbaglia perché ignora. Non sa di sbagliare e per ciò stesso – come insegnava Socrate – è monda dal peccato giacché, in un caso siffatto, chi erra non lo fa per una predilezione verso il male, ma per mera ignoranza del bene. Il grido di Gesù è speculare al sussurro socratico e animato dalla stessa morale: val la pena perdonare, soprattutto quando chi ‘sbanda’ lo fa a sua insaputa. Tali derive mistiche in materia referendaria ci hanno colto nell’assistere a un dibattito televisivo (reperibile su youtube) tra il ministro Boschi e il leader leghista Salvini. Alla sennata obiezione del secondo – che evidenziava come la stragrande maggioranza delle leggi italiane, oramai, siano pedisseque applicazioni della legislazione UE – la Boschi ha ribattuto come segue. A suo dire ci sarebbero state, negli ultimi trent’anni, solo tre leggi quadro destinate a recepire il diritto comunitario in quello interno: la La Pergola del 1989, la Buttiglione del 2005 e la 234 del 2012. Sbalorditivo. Uno dei primi esponenti di un Governo applicato nel demolire con la ruspa (altro che Salvini!) gli ormai nomadi principii di sovranità, autonomia e indipendenza della nostra Repubblica, ignora che quelle sole tre leggi non sono leggi di recepimento del diritto comunitario, ma leggi che disciplinano il recepimento del diritto comunitario. In altre parole, esse dettano i tempi strettissimi (28 febbraio di ogni anno, attualmente) entro i quali il nostro Parlamento deve, a pena di sanzioni, fare copia-incolla delle direttive e dei regolamenti di Bruxelles. Ma la Boschi, nella stessa sessione di esami televisivi, ha preso anche un’altra sola accreditando il Parlamento europeo di una potestà legislativa che il medesimo ente non ha mai avuto. Ora, con l’espressione angelica di cui madre natura l’ha dotata, il ministro può dire quello che vuole. E noi non ci sogneremmo mai di muoverle un appunto per non sciuparle l’appeal. Epperò: se Colei davvero non sa i fondamentali, siamo davvero nella palta. Perché ci troviamo di fronte a una sorta di congiura degli innocenti (non di ladri costituenti), di cospiratori in sonno che credono davvero in ciò che dicono. Salvo non conoscere ciò in cui credono. Saranno pure meritevoli di cristiano perdono. Ma voi che il avete eletti – o che vi accingete a votare SI – potrete mai perdonarvi di averlo fatto?

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