Il fisico britannico Matt Taylor dell’Esa (Agenzia Spaziale Europea) è strato costretto a un atto di contrizione nonchè a pubbliche scuse (l’equivalente delle ottocentesche bacchettate sulle dita) per essersi permesso di presentare al mondo lo storico approdo sulla cometa del Lander Philae (staccatosi dalla sonda Rosetta) indossando una camicia decorata da pin up. Dicesi pin up una donnina discinta dalle forme esuberanti. Quindi, nell’era più disinibita ed erotizzata della storia, dove il corpo maschile e femminile è esibito 24h/24h in tutti i dettagli della sua nudità, un povero scienziato ha dovuto fare ammenda per una blusa con troppe curve. Accusa delirante: sessismo. L’episodio non meriterebbe commento per l’ignobile stupidità che lo connota (e non parliamo del professore, ma dei suoi detrattori) non fosse che per un aspetto. E’ paradigmatico di quel processo sempre più spinto che potremmo definire come ‘pulizia etnica’ delle idee. La coralità prepotente dei media ci proibisce il ‘dire’ determinate idee e il ‘fare’ determinate cose che, per ragioni non sempre chiare, sono tabù. Così, l’Occidente finisce per diventare più bacchettone e moralista del tanto vituperato Islam con la differenza che, nel secondo caso, c’è almeno la scusante di un credo religioso ispirato a valori trascendenti, nel primo c’è solo un’operazione opaca e poliziesca di controllo delle coscienze, ispirata da coloro che le coscienze le vogliono controllare. C’è una linea di difesa? Certo, ribellarsi sistematicamente e orgogliosamente ai nuovi psico-reati orwelliani, esprimersi con le parole non dicibili, sfidare il cosiddetto politically correct (che è in realtà uno stupidly correct) ogniqualvolta quest’ultimo esige un ‘retto’ modo di pensare e parlare odioso e ‘scorretto’ per la nostra indipendenza intellettuale. In definitiva, il vero scandalo delle pin-up di Rosetta non è nella camicia, ma nelle scuse cui è stato obbligato chi aveva deciso di indossarla.
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