Ecco che cosa sta accadendo e che cosa accadrà davvero. Dopo un anno e mezzo di agenda Monti, segnatevi queste poche, piccole cose, un’altra umile e ben diversa agenda che rivoluzionerà il nostro destino. Modesti semi di sesamo da cui germoglierà un altro avvenire. Allora, sta accadendo che la Grecia è finita dissanguata, non in senso allegorico, ma reale. La Croce Rossa Svizzera ha deciso di tagliare la fornitura di ventottomila sacche di plasma ai greci perché non sono in grado di pagarsi il costo della conservazione e del trasporto pari a cinque virgola quattro milioni di franchi.
Questo significa che tremila ammalati di talassemia devono cominciare a preoccuparsi della loro sopravvivenza prima ancora che di mettere insieme il pranzo con la cena. Non è tutto. Sempre nel paese del Partenone sta per scattare un altro degli effetti di quell’austerità che la Troika e gli imbecilli euro euforici continuano a propalare nelle vene dei popoli europei come cianuro a lenta, ma letale, risoluzione. Ci riferiamo al principio per cui, dopo un anno di disoccupazione, si perde il diritto alle cure della sanità pubblica e anche alle prestazioni del medico di base. Che figata! Siamo tutti un po’ più americani. Oh yes! Ma, ci dicono, è solo il noioso mattinale di un paese periferico che conta quanto una provincia della Lombardia. E’ questo il refrain un po’ razzista che circola da noi a proposito della tragedia finale di una civiltà che la tragedia l’ha inventata, insieme alla democrazia. E che ha avuto il privilegio di certificare, con il suicidio assistito della propria gente, l’apoteosi della prima e la morte clinica della seconda. In ogni caso, stiamo parlando del presente, cioè del passato, della cronaca che si fa storia. Diamo una sbirciata, adesso, dietro le quinte del futuro. Non è difficile. Sapete cosa accadrà quando, ineluttabilmente, il sangue sarà negato anche in Italia e in Spagna e in Francia e in Portogallo e in Irlanda e nel resto del continente? Quando le cure mediche saranno sospese, come un alunno indisciplinato, e la gente comincerà a morire di fame? Provate a immaginare. Esatto. Assisteremo a qualcosa che finora avevamo letto solo nei libri delle medie. La presa di coscienza collettiva e popolare solleverà come un fuscello tutti i protagonisti di questo incubo in cui ci siamo ficcati entrando nell’Europa Unita e nella grande stagione del mercantilismo globalizzato. Saranno spazzati via l’Eurotower, il parlamento europeo, le istituzioni comunitarie e tutte le altre ridicole comparse di quella pantomima pseudo-democratica (ma, in verità, totalitaria) che hanno caratterizzato gli ultimi due decenni. La gente scenderà per le strade armata di forconi metaforici e si dirigerà a Francoforte e a Bruxelles come nel 1789 si era diretta alla volta della Bastiglia. Anche movimenti come il 5 stelle italiano subiranno la stessa sorte se non avranno la capacità di abbandonare le battaglie di contorno, quelle contro la casta e contro gli sprechi e non si decideranno a seguire l’onda, lo tsunami del malcontento popolare. Le masse, oggi, sono come un cane cieco che sta fiutando la pista giusta. Scuotono la testa, scrollano la catena, tirano zampate imprecise. Così premiano chi, come Grillo, contesta il sistema, senza realizzare di essere soltanto una sorta di Battista inconsapevole precursore del furore che verrà. Il cane cieco si accontenterà ancora per poco delle panacee ridicole come il reddito di cittadinanza o il dimezzamento dei parlamentari. Presto o tardi le moltitudini capiranno ciò che, ad oggi, è chiaro ai pochi. E cioè che senza una rivoluzione che morda i fianchi al Vero Problema, la crisi si avviterà su se stessa. E che questa rivoluzione deve necessariamente passare per tre tappe: fine dell’euro e riconquista della sovranità monetaria, fuoriuscita delle nazioni indipendenti da quell’orribile monstrum che è l’Europa Unita, soppressione della dittatura dei mercati. Pochi concetti, ma chiari: il popolo è sovrano, ha diritto di battere moneta, non deve andare a chiedere prestiti in giro come un accattone e non deve svegliarsi ogni mattina con l’angoscia di sapere se i Mercati sono di luna buona. Si chiama riscatto della politica e regolamentazione della finanza. Cioè mettere finalmente i buoi davanti al carro. Non sappiamo quando esattamente avverrà, ma avverrà di certo. Sarà un’allegra e dolorosa miscela di ottime annate: il Sessantotto e il Quarantotto. Secoli differenti, ma obbiettivi similari. Verranno rovesciate le baronie, come si auspicava nel Maggio francese, non quelle accademiche, ma quelle bancarie e finanziarie. Saranno ammainati i paludati simboli del potere opaco e privo di legittimazione che oggi siede nei consigli di amministrazione delle banche centrali. E, come nell’anno delle rivoluzioni ottocentesche, come ai tempi di Metternich, Vienna, Budapest, Roma, Berlino si rivolteranno contro l’Impero. E le parole d’ordine saranno le stesse: indipendenza e libertà, non contro gli Asburgo, ma contro la dittatura finanziaria e tecnocratica della UE. Ci sarà bisogno di cuore, di forze fresche e giovani, di pazzi coraggiosi, senza niente da perdere, disposti a giocarsi il futuro per dare un futuro ai propri figli, ma arriveranno, eccome se arriveranno. Studenti, disoccupati, precari, intellettuali, gente qualsiasi estranea ai giri e alle cupole mafiose e omertose delle elites che ci hanno rovinato. Come disse uno dei pochi, inascoltati profeti del terzo millennio, Oriana Fallaci, nel suo indimenticato pamphlet, la Rabbia e l’Orgoglio, contro la plebe riscattata ci si rompe le corna. E’ una delle poche certezze che ci restano nell’immaginare il domani. Basta farsi trovare pronti, perché ci sarà da ballare. Ma, alla fine, saranno le corna a finire in pezzi.
Nessun Commento