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LA CENA DEI CRETINI

cretiniIeri sono stato a una cena, ma non sapevo che fosse la cena dei cretini. Ovviamente, mentre la serata avanzava inesorabile verso il suo cretino epilogo mi sono posto una domanda imbarazzante e cioè se, per caso, non fossi lì perché me lo meritavo, cioè perché anch’io, in quanto cretino, non potevo mancare a una cena di cretini. Tuttavia, lo stesso fatto di pormi la domanda mi ha indotto a dubitare di ciò con non piccolo, e narcisistico, sollievo. Se mi interrogavo sulla possibilità di essere cretino forse non ero cretino del tutto o forse non ero ancora cretino come i cretini circostanti. Ma poi la stessa circostanza di non trovarmi d’accordo su nulla con i cretini da cui ero assediato poteva costituire la dimostrazione palese, inconfutabile (sul piano di una logica stringente, addirittura aristotelica) del fatto che – se a una cena di cretini dissentivo dai cretini – allora non ero cretino. Sia come sia, faccio prima a riferirvi le opinioni dei commensali cretini i quali (nel mentre il sottoscritto si arrovellava sul concetto stesso di cretinismo e sulle sue umane incarnazioni) seguitavano a banchettare e a discettare di massimi sistemi. Allora, uno dei cretini (chiamiamolo cretino numero uno per comodità e primogenitura sia dialettica sia intellettuale; non nel senso che spiccasse sugli altri per doti mentali, ma nel senso che era proprio il più cretino di tutti) ha detto: “Il risultato delle elezioni del 4 marzo ha reso la formazione di un governo stabile difficile, aumentando le possibilità di un allentamento di bilancio e di un ulteriore indebolimento delle prospettive sul fronte delle riforme strutturali”. A me sembrava di aver già sentito quelle stesse parole, pari pari, pronunciate da qualche pezzo grosso dell’agenzia di rating Fitch, ma sono stato zitto onde non passare per cretino (solo dopo ho realizzato che nessuno se ne sarebbe accorto per un’ovvia ragione di mimetismo cerebrale: un cretino tra cretini non si nota). Ad ogni buon conto ho taciuto, e mentre tacevo, ha parlato il cretino numero due: “Il lavoro che ci aspetta è importante in un contesto europeo profondamente scosso da Brexit e dalle elezioni italiane che hanno visto crescere gli estremisti e che ci hanno permesso di toccare con mano le conseguenze di una lunga crisi economica e le sfide migratorie a cui non abbiamo saputo rispondere”. Lì per lì ero convinto di aver già ascoltato questa cretinata in bocca a una Merkel e a un Macron, ma il dubbio c’era e me lo sono tenuto per me. A quel punto ha preso la parola il cretino numero tre e ha detto: “Dell’Italia mi preoccupano gli squilibri macroeconomici eccessivi a causa del suo debito troppo alto e della produttività troppo bassa”. Finalmente ho trovato il fegato di obbiettare, ma il cretino mi ha pubblicamente redarguito: “Guarda che  l’ha detto anche Junker, mica un cretino qualsiasi!”.

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