Le isteriche reazioni collettive al rientro di Greta e Vanessa dalla Siria certificano quanto la nostra società si sia fatta arida e occhiuta quanto un contabile di bottega. Del resto, anni di bombardamento mediatico sui ritorni taumaturgici della spending review e sull’ossessione per le spese della casta e per la riduzione del debito non passano invano. Quindi diviene roba da pubblico ludibrio l’aver pagato un riscatto di dodici milioni per due ventenni sequestrate in Siria dove erano volontariamente andate a far volontariato. Ma proviamo a guardarla all’incontrario, posando sul leggio la calcolatrice da ragionieri. Ripensiamo ai nostri vent’anni, a cosa facevamo, per cosa ci appassionavamo, quali ideali ci nutrivano. Ora chiediamoci se avremmo mai trovato il coraggio, la forza, le palle oppure l’incoscienza, la stupidità, l’arroganza (è lo stesso) per partire, armi e bagagli, alla volta di un confine lontano a rischio della vita. Greta e Vanessa lo hanno fatto palesando una coscienza di sè e del mondo, una consapevolezza dei suoi problemi e delle sue storture (per quanto distorta, a sua volta, dall’euforica presbiopia dell’età) straordinarie. Per quanto se la siano cercata, per quanto ci abbiano costretti a spendere quattrini del salvadanaio domestico per pagare i sequestratori, per quanto siano state avventate ai limiti della sconsideratezza, come si fa a non provare un moto di stupore (orgoglioso) per il loro sproporzionato sprezzo del pericolo e per il loro eccentrico ‘senso del dovere’? Soprattutto in considerazione del valore che le muoveva: aiutare qualcuno in una zona di guerra terremotata dal caos e dall’odio. Se a vent’anni hai questa furiosa intraprendenza, a quarant’anni quanto potrai dare al tuo Paese? Forse abbiamo salvato due grandi personaggi del futuro, chi può dirlo? Di certo, avere speso dodici fottutissimi milioni di euro per toglierle dalle peste in cui si erano cacciate va bene. Anche se qualcuno dei soloni che oggi le censura (magari gli stessi che a vent’anni anzichè portare medicine ai caduti, tiravano le molotov per provocarli) le avrebbe preferite a casina, a tentare colloqui di precariato in un call center aziendale, ce le teniamo volentieri così. In fondo, quei denari li avremmo comunque scialati per ricompensare gli usurai del debito. Ergo, meglio averli investiti in due giovanissime e ‘folli’ italiane non ancora intruppate nelle minimalia della nostra crisi quotidiana. Diamo loro credito e coltiviamone altre. Si tratta, per una volta, non di debito, ma di credito. In qualche, modo stanno facendo e faranno l’interesse pubblico, il nostro. Fidiamoci.
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