Qual è il livello intellettuale della nostra intellighentia? Elementare, Watson. Letteralmente: “elementare”. Nel senso di “scuola”. Una gran parte dei nostri intellettuali, opinionisti, direttori ce lo ha definitivamente confermato con le posizioni assunte sul conflitto Mosca-Kiev. Non che prima sprizzassero lampi di genio, beninteso. Il loro elettroencefalogramma, per così dire, segnalava calma piatta da anni. Non fanno più sforzi di meningi, perché la Casa non li esige. Semplicemente, si limitano a chiedere – a chi di dovere, e di fronte a qualsiasi evento o circostanza – quale sia “linea” da seguire. Punto. E poi la seguono.
Hanno pochissime idee, ma le difendono a spada tratta, proprio come i seguaci della buonanima presidiavano il proverbiale solco. Cosicché, negli ultimi vent’anni, i loro neuroni, e le loro penne, si sono affaticati (si fa per dire) su quattro o cinque temi: Europa, Debito pubblico, Svolta Green, Scienza, Vaccini e, infine, Russia. Su ciascuno, essi hanno espresso un mono-pensiero monodimensionale, monotematico, monocorde, monolitico e, purtroppo, anche monopolistico (visto che il novanta per cento del mercato editoriale è roba loro). Ci siamo sorbiti elzeviri e sciroppato filippiche che erano tutti lo stesso elzeviro e la medesima filippica. Perché unico era lo spin (un tempo si diceva “la velina”) veicolato dall’alto.
Tuttavia, oggi assistiamo a un salto di qualità. I nostri eroi non si limitano a propagandare una sola tesi (come sempre hanno fatto), ma anche una tesi palesemente stupida, puerile, non credibile. In altri termini, plausibile solo agli orecchi di bambini della scuola primaria. Già alle medie, per non dire alle superiori, molti studenti sanno essere assolutamente, e mediamente, più intelligenti dei nostri intellettuali di punta. Ci riferiamo, in particolare, alla questione delle giustificazioni, e delle spiegazioni, di una guerra. Che non sono mai solo questioni di principio, ma anche, se non soprattutto, questioni di interesse. Invece, gli intellettualoni de noantri pretenderebbero di ridurre tutta la faccenda russo-ucraina a una questione di “verità”, “libertà” e “democrazia”. Dimenticando che questa colossale panzana è l’arma retorica preferita proprio dai regimi totalitari. E trascurando che nessun alunno della scuola dell’obbligo, sopra i dieci anni, crede più a questo approccio dopo aver studiato le crociate o la rivoluzione francese o la prima guerra mondiale.
Le contese militari tra gli uomini dipendono da interessi economici e da equilibri geopolitici. Alla pittura fresca delle declamazioni di principio si affidano, ormai, giusto gli allocchi o i bambini. E i “grandi” intellettuali italiani del 2022. I quali riducono tutta la crisi in corso a un confronto all’ultimo sangue tra il “Grande liberatore” e il “Grande dittatore”, tra la “democrazia” e la “tirannia”, tra la “libertà” e la “oppressione”. Passando sopra alle persecuzioni russofobe e neonazi nei confronti del Donbass, al golpe ucraino del 2014, ai comici connotati da reality show del fenomeno Zelensky-difensore-del-popolo, all’espansionismo guerrafondaio della Nato, ai ritorni miliardari americani sul fronte del gas.
E passando anche sopra alle prodezze dei nostri “alleati” a stelle e strisce in materia di “democrazia”, “verità”, “diritti umani”: come i brutali regimi sudamericani sostenuti a più riprese e in tutti i modi, come le armi chimiche inventate per “giustificare” la guerra in Iraq, come i 500.000 bambini iracheni uccisi dall’embargo e giudicati un “prezzo accettabile”. Ma i nostri intellettuali fanno spallucce. Sono una versione aggiornata delle tre famose scimmiette: non ricordano, non capiscono, non ragionano. Dal che, delle due l’una: o sono gonzi davvero, o sono pagati per farlo.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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