Possibile che l’immigrazione epocale cui stiamo assistendo sfugga alla quadruplice spiegazione di stampo aristotelico sotto il profilo causale? Okay, così è difficile. Riformuliamo il quesito: possibile che di questo fenomeno ciclopico si possa parlare solo dal punto di vista di cosa lo compone (la materia prima, i corpi e gli scafi), di come si manifesta (le istantanee, i docufilm, le foto simbolo del bambino siriano morto), di chi l’ha provocato (la strategia USA, Nato, UE nel Nord Africa), ma non del perché? C’è un motivo recondito, un disegno in filigrana, una trama occulta finalizzata a uno scopo? Forse non c’è un manovratore interessato, ma è anche impossibile dimostrare il contrario. Di sicuro, questa improvvisa colata lavica di popoli alla deriva può essere ‘letta’ e assecondata come se uno scopo ce l’avesse, con un approccio provvidenziale, nel senso manzoniano del termine. Niente rende meglio l’idea del brano che segue (parole e musica di Mario Monti), tratto da un libro di Federico Rampini (‘Intervista sull’Italia in Europa’): “Ma secondo me il peso delle minacce esterne è ancora uno dei motori dell’integrazione europea. Anche se la minaccia cambia natura: la minaccia esterna di oggi si chiama concorrenza. Questo è un fattore potente di spinta per l’integrazione, anche se l’Europa reagisce troppo lentamente a questa minaccia. (…) Un altro fenomeno che viene percepito come minaccia esterna, e che sta spingendo l’Europa verso una maggiore integrazione è la ‘minaccia dell’immigrazione’. Quindi le paure sono state all’origine dell’integrazione, le paure hanno cambiato natura, però rimangono tra i motori dell’integrazione”. Eureka! Ecco la ciliegina sulla torta o, più filosoficamente (Aristotele dixit), la causa ‘finale’. Se anche questa cosa non ha una volpe alla regia, di certo ha qualcuno che saprà trarne le debite conseguenze e i dovuti tornaconti: più Europa per tutti! E Dio benedica gli scafisti e chi ha destabilizzato la Siria e chi ha destrutturato la Libia e chi ha bombardato un po’ di qua e un po’ di là finché l’Isis non è stato robusto a sufficienza per crescere e prosperare da solo. E quindi benedica anche la minaccia terroristica che si allunga sui nostri campanili come l’ombra lunga di un minareto e magari, proprio ora, sta viaggiando in quarta classe verso le nostre sponde. Sorridete, sono tutti motori dell’integrazione.
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