Dev’esserci un virus in giro. Ma non parliamo di quello cinese, anche se ha a che fare con quello cinese. È, piuttosto, un virus italiano il quale ha prodotto i suoi nefasti effetti soprattutto sulla classe politica nostrana. Il subdolo agente contaminante attacca la logica e la coerenza e, quando è in vena, anche l’etica; così, en passant. Il virus agisce in modo simmetricamente inverso rispetto a quelli classici: non passa da un individuo a un altro, e quindi dagli individui ai gruppi, ma dai gruppi agli individui, dai partiti ai loro esponenti di punta e da questi alla manovalanza di base.
Chi né è colpito rinnega, in un lampo, secoli di sviluppo del pensiero razionale (e quindi la logica); dimentica, in un amen, il buon senso e il buon gusto della conformità tra pensiero e azione, tra azione e azione e tra pensiero e pensiero (e quindi la coerenza); ripudia, infine, la necessità di un bagaglio di valori propri, personali e meditati (e quindi l’etica). Però, adesso, passiamo agli esempi che facciamo prima.
La classe dirigente attuale ha lanciato l’allarme contro gli allarmismi: è un imperdonabile errore proporre quarantene nei confronti dei bambini di ritorno dalla Cina. Potrebbe scattare la caccia all’untore. Per dire, il Ministro dell’istruzione ha dichiarato: “Insomma, ai bambini dico: andare a scuola è un vostro diritto”. E rispetto ai ragazzi di ritorno dalla Cina? “Monitoriamo, senza creare allarmismi”. Monitorano, capite? Ma senza allarmismi.
Il Governo attuale ha assunto una linea d’azione all’avanguardia rispetto all’approccio medievale, oscurantista, virus-fobico di alcuni governatori di regioni del centrodestra i quali vorrebbero una quarantena preventiva per gli scolari a rischio. Bene, parliamo della stessa classe dirigente che solo qualche anno fa redigeva una legge contemplante il divieto dell’ingresso alla scuola dell’obbligo per i ragazzi non ultra-vaccinati (poi ridotto ai bimbi degli asili nido e delle scuole materne), multe di migliaia di euro per le famiglie renitenti e financo il rischio di perdere la potestà genitoriale per i padri e le madri riottosi.
Ergo, oggi, di fronte a un’emergenza epidemiologica mondiale conclamata (e certificata dall’OMS), prevale il diritto allo studio su ogni altro rischio epidemiologico. Ieri, dinanzi a una emergenza epidemiologica inventata, il diritto allo studio poteva andare a farsi fottere. C’è una tale sproporzione nelle reazioni ai due fenomeni, e una tale enorme discrepanza tra l’atteggiamento tenuto – sul piano della logica e della coerenza – dalla classe dirigente del paese, nel primo e nel secondo caso, da poter essere compresa solo ricorrendo a una spiegazione clinica: dev’esserci in giro un virus tremendo e incognito.
Ce ne accorgiamo giusto dagli effetti: perché, appunto, saltano per aria la logica e la coerenza; ma anche i valori. In base a quale orizzonte etico si muovono i nostri rappresentanti? Cosa rende giustificabile tutto e il contrario di tutto su uno stesso tema a distanza di pochissimo tempo? Forse la domanda è oziosa perché, a certi livelli, non interessano i valori: valgono solo gli interessi. Una volta, di chi peccava di monumentali incongruenze si diceva che avesse la faccia “come” il culo. Ora, per colpa del virus, le due cose si fanno addirittura indistinguibili.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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