Una delle prime materie studiate alla facoltà di giurisprudenza concerne la storia e le istituzioni del diritto romano e oggetto del corso è anche l’attività dei cosiddetti glossatori bolognesi. I glossatori erano degli eruditi studiosi del Corpus Iuris Civilis (un compendio omnicomprensivo delle leggi e delle sentenze di Roma antica voluto dall’imperatore Giustiniano) i quali passavano il loro tempo a scrivere minuti commenti a margine, o in calce, ai poderosi tomi delle antiche Institutiones. Servivano a decifrare il contenuto e la ratio di testi antichi. Oggi, potremmo recuperare questa gloriosa tradizione patria per “glossare” una delle ultime stupefacenti dichiarazioni del nostro Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, resa a Lucio Caracciolo al Festival di Limes. Trattasi di un insuperabile spaccato dei tempi che ci fa capire perché – salvo apocalittici e purtroppo impronosticabili capovolgimenti di fronte – il nostro Paese è destinato a proseguire nella penosa china della sua inesorabile decadenza. Ma ci vuole la glossa. Ecco il testo del Gentiloni-pensiero: “Guai se l’Italia smettesse di fare l’Italia in politica estera: non possiamo permetterci di uscire dai binari europei ma neppure ritenere esaurita la nostra politica estera perché questi binari pur rilevanti non sono esaustivi e l’Italia deve continuare a difendere anche i propri interessi”. Ora, via con la glossa. Primo brano: “Guai se l’Italia smettesse di fare l’Italia in politica estera”. Prima glossa: Guai se l’Italia smettesse di astenersi dal fare politica estera perché l’Italia non ha una politica estera né può sognarsi di averla. L’Italia deve fare l’Italia, cioè niente; dopo aver fatto i compiti per casa, ovviamente. Secondo brano: “Non possiamo permetterci di uscire dai binari europei”. Seconda glossa: l’Europa Unita è definitiva e non è un’opzione. E l’Italia non è una locomotiva, ma un vagone. Di tal ché, non si capisce perché certi connazionali, per quanto in maggioranza, si agitino tanto; siamo solo un carro merci (europeo) al traino di una motrice (europea) lanciato sui binari (europei) e l’unica alternativa ai binari è il deragliamento. Terzo brano: “Ma neppure ritenere esaurita la nostra politica estera”. Terza glossa: benché il nostro ruolo e la nostra incidenza nel mondo, e in Europa, siano ridotti allo zero, esigenze di fair play globalista ci impongono di fingere il contrario; insomma, siamo esauriti, ma non proprio del tutto: ai vertici, infatti, continuano a invitare anche Alfano e gli offrono persino le tartine. Quarto brano: “Perché questi binari pur rilevanti non sono esaustivi”. Quarta glossa: l’esperienza della schiavitù politica e dell’abdicazione ai poteri sovrani è dolorosa, ma benefica quanto lo era il cilicio per i flagellanti medievali: ci eleva, anzi ci permette di elevare il deficit sul PIL: più o meno, dello 0,1 per cento. Quinto brano: “L’Italia deve continuare a difendere anche i propri interessi”. Quinta glossa: ha detto ‘anche’, cioè ‘dopo’ (quindi ‘forse’ e comunque ‘subordinatamente’) gli interessi dei mercati, della Commissione Europea e persino dei migranti. Ora chiediamoci: serve un premier così? Eccome se serve. È una sorta di putto ornamentale con funzioni consolatorie. Giova a illudere gli italiani sul fatto che l’Italia c’è ancora e a rassicurare tutti gli altri sul fatto che l’Italia non c’è mai stata. E continuerà a non esserci.
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