All’inizio fu il Porcellum I e cioè la legge elettorale 270 del 2005: la madre di tutte le leggi porcata, diciamo. E lo diciamo senza offesa per chi l’ha pensata, scritta e approvata, beninteso. Una porcata è una porcata: “oggettivamente” avrebbe aggiunto un marxista del secolo scorso. E, infatti, fu l’ispiratore stesso del primo Porcellum a suggerire ai cronisti l’attributo in questione, vi ricordate? Parliamo del leghista Calderoli il quale, in una intervista a Mentana del marzo 2006, affermò: “Glielo dico francamente, l’ho scritta io ma è una porcata. Una porcata fatta volutamente per mettere in difficoltà una destra e una sinistra che devono fare i conti col popolo che vota”. Onesto, da parte sua, confessarlo. Stupido, da parte nostra, continuare a votare i partiti o i movimenti che avrebbero poi provveduto a implementare la genealogia delle norme suine.
E sì, perché dopo il Porcellum I, fu la volta del Porcellum II e del Porcellum III. Ci riferiamo alla legge con la quale, il 20 aprile 2012, venne costituzionalizzato il pareggio di bilancio e alla legge, promulgata il 23 luglio 2013, con la quale venne approvato il trattato sul fiscal compact. Due leggi porcata, per dirla alla Calderoli, che inserirono (e poi strinsero per bene) il cappio dell’austerity intorno al collo di una già esanime Repubblica. Ma siccome del salame non si butta via niente, ecco il Porcellum IV: la legge costituzionale per la drastica riduzione del numero dei parlamentari. Sulla quale si è già scritto tutto, in effetti: che è la realizzazione di un sogno piduista, che fa risparmiare quanto i saldi della befana sull’abbigliamento di ferragosto, che stronca la rappresentanza territoriale, che riduce al lumicino gli spazi di agibilità democratica. Ed è tutto vero, ma basta anche un solo aggettivo qualificativo: porcata. È una legge porcata. Cioè un porcellum.
Per la precisione – e nel rispetto della cronologia dinastica – il Porcellum IV. Ora, c’è un ultimo aspetto interessante da mettere in evidenza. E cioè il fatto che il Porcellum IV è stato votato quasi all’unanimità. Singolare coincidenza: il Porcellum II fu approvato definitivamente dalla Camera, il 17 aprile 2012, con 489 sì e 3 no e dal Senato, in pari data, con 235 sì e 11 no; il Porcellum III fu votato dalla Camera con 368 sì e 65 no e dal Senato con 216 sì e 24 no.
Insomma, i nostri “rappresentanti” si accapigliano su tutto, ma sono sempre e quasi unanimemente d’accordo quando sentono profumo di porchetta. Ovvero, detta più elegantemente, quando c’è da segare il ramo già malmesso (la democrazia) su cui noi (insieme a loro) siamo precariamente seduti. Più che un porcellum, un paradosso all’apparenza irrisolvibile, se non in un modo. Riprendendo, e parafrasando, le parole famose di Calderoli: lo diciamo francamente, è una porcata; una porcata fatta volutamente per mettere la sordina al popolo che vota. E l’ha votata una classe “dirigente” che del popolo sembra non sapere che farsene. Forse perché deve rispondere a chi, a sua volta, la dirige?
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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