Non accenna a spegnersi il dibattito sempreverde sul pericolo nero di un ritorno del fascismo. E c’è un fascino sottile, sia pur perverso, nella insostenibile leggerezza dell’essere antifascisti della quasi totalità dell’intellighenzia italiana. Bisogna pur ammetterlo: il loro inesausto prodigarsi nel metterci in guardia contro i fantasmi del ventennio sfiora il delirio ossessivo-compulsivo. Ed è tanto scollato dalla realtà, così sideralmente alieno dai rischi effettivi, e concreti, della presente epoca storica da suscitare una curiosità bruciante. E da portare a galla la domanda cruciale indotta da ogni forma di “pazzia”: perché? Perché lo fanno? Perché continuano ad additare nel fascismo il male assoluto, anzi l’unico male “significativo” e realmente degno di nota (e di reazione)?
L’epopea mussoliniana è definitivamente archiviata dalla storia, data giusto un secolo, e nessuno (neppure i più duri antagonisti del sistema politico, economico, sociale attuale) si sogna di riproporla. Nemmeno il solo movimento vagamente, e lontanissimamente, riconducibile, per li rami, a “quel” periodo, a “quei” fatti, a “quella” ideologia. Anzi. Forse proprio la formazione della Meloni è quanto di più distante esista da una sia pure tenue nostalgia per le note, e i ritmi, di “Giovinezza”. La leader di Fratelli d’Italia è occidentale, atlantista, europeista, democratica, liberale se non addirittura neoliberista. Di più: è essa stessa, e prima di tutto, “antifascista”. Tanto da derubricare al rango di pagina più buia della storia d’Italia quella del Duce. E da farlo nella stessa aula parlamentare che il suo supposto antenato e presunto mentore avrebbe voluto trasformare in bivacco per i propri manipoli.
Dunque, appurato un tanto, torniamo a chiederci: perché? Perché il grosso della classe politica e intellettuale italiana è così terrorizzato da un mostro che non c’è? E troviamo una sola risposta “ragionevole”, sia pur paradossale, a questa irragionevole follia: che la classe politica e intellettuale italiana ha ragione. Perché essa stessa è intimamente “fascista”. Nel senso più deteriore, e volgare, del termine: antidemocratica, settaria, illiberale, intollerante, assolutista, moralmente laida e verbalmente violenta. Non solo tale “classe” sarebbe stata orgogliosamente fascista ai tempi del fascismo, avrebbe giurato eterna fedeltà alla Buonanima, avrebbe votato le leggi razziali, avrebbe reso culto alla mistica del Capo.
Tornerebbe anche ad essere, altrettanto sprezzantemente, fascista se vi fosse la minima possibilità di un qualche duce in camicia nera affacciato tronfio, e trionfante, dal balcone di Palazzo Venezia. Lo diciamo forti non delle parole pronunciate dagli odierni antifascisti da salotto, o da tastiera. Ma in base ai loro agiti, alla loro prassi. È sufficiente osservarli quando si sfregano le mani per la chiusura di un canale video antagonista da parte di un colosso del web, leggerli quando incitano all’odio sociale nei confronti di chi oppone resistenza agli insensati trattamenti sanitari di Stato, ascoltarli quando si sbrodolano addosso arci-sicuri della propria “bontà” da unici sani abitatori del migliore dei mondi possibili.
Infine, studiarli quando invocano la guerra e l’uso delle armi come sola “igiene” politica del mondo e quando vezzeggiano, nel nome di Kant, le rarissime milizie ufficialmente, e fieramente, naziste d’Europa. In conclusione: nella loro apparentemente sconclusionata pazzia, hanno ragione. Il “fascismo” (come sopra inteso) non solo può tornare, sotto mentite spoglie, ma è già vivo e vegeto tra noi. E gli auto-proclamati maestri antifascisti sono i suoi profeti. Dopotutto, non sono affatto anti-fascisti. Anzi, sono i nuovi “fascisti”.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
1 Commento
Aironeblu
2 Novembre 2022 a 11:53Non avrai altro fascismo al di fuori del nostro!