La presidentessa della Camera Laura Boldrini ha organizzato un convegno per mettere tutti all’erta contro le false notizie, ridefinite nella neolingua come ‘fake news’. Matteo Renzi ha marcato a fuoco le intemerate del Fatto Quotidiano ribattezzando il giornale di Travaglio con il ‘geniale’ epiteto di ‘Falso Quotidiano’. L’Unità, giornale fondato da Antonio Gramsci, ha titolato la prima pagina del Sabato di Pasqua con il disperato grido di dolore ‘L’industria del falso’. Quindi, l’attributo ‘falso’ è divenuto l’aggettivo qualificativo preferito di un’intera area politica che vigila occhiuta sulla attendibilità delle nostre fonti onde tenerci lontani dagli spacciatori di bufale. La verità e la falsità, per riassumere, sono le categorie discriminanti della sinistra italiana. Strano. Ma vero. E falso nello stesso tempo. Infatti, se c’è un insieme di partiti ai quali si può applicare, radendone al suolo aspirazioni e velleità, la ghigliottina della Verità Universale, è quello della sinistra di, sia pur antica, ascendenza marxista. La storia si è incaricata di smentire le previsioni del filosofo di Treviri oltre ogni ragionevole dubbio se è vero, come è vero, che siamo approdati nell’era del trionfo assoluto dell’ultra-capitalismo globalizzato. La Boldrini, Renzi, L’Unità dovrebbero preoccuparsi assai di questa singolare circostanza: gli ex ‘compagni’ sono i depositari della più riuscita ‘falsificazione’ politica e psicologica degli ultimi duecento anni. Tuttavia, non provate a chiedergliene conto perché li mettereste in crisi. I bis nipoti dei ‘compagni’ che furono sono spesso così carenti di cultura politica, memoria storica e capacità di analisi da rischiare di cadere mani e piedi nel tranello. Perché, in realtà, non è mica vero che il comunismo e le sue chiavi di decodifica del passato e di trasformazione del futuro fossero falsi. Erano, piuttosto, interpretazioni delle dinamiche sociali del mondo. Ma la sinistra di oggi, succube della novella ideologia basata sul mito della lotta alle fake news, sarebbe pronta – dovrebbe essere pronta – a gettare nel cestino dei rifiuti ogni riferimento valoriale, ogni codice di significazione, ogni modello di lettura ricevuto in eredità dai propri padri nobili. La sinistra oggi non sa più discernere la differenza tra le coppie dialettiche vero-falso (che attengono alla dimensione logica e metafisica) e giusto-sbagliato (che attengono a quella morale e politica). Pensano esista davvero una Verità Incontrovertibile alla quale bisogna attenersi per ottenere il diritto di parola. Dimenticano che molte delle opinioni bollate come fake, come falsi, sono semplicemente esegesi di fatti o declinazioni di punti di vista. Oppure notizie divulgate sulla base dei (limitati) dati a disposizione del cronista: quando Il Fatto Quotidiano racconta della telefonata di Romeo non dice il falso, semplicemente attinge a una fonte. E quando chiunque osa mettere in discussione le strategie del PD o le politiche europee non dice il falso, ma esprime una opinione decodificando una mistificazione. Passare al setaccio i pareri altrui con la padella del ‘vero’ è l’anticamera della censura e della dittatura sul pensiero. In questo senso, i paladini della crociata alle fake news sono più falsi di una banconota da tre euro. Con lorsignori la libertà di parola va a farsi fottere.
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