Non fai a tempo a entusiasmarti per una buona notizia che subito arriva la doccia gelata. In Spagna pare sia accreditata del 28,3% dei voti una formazione politica a nome Podemos, filiazione diretta degli indignados, guidata dagli attivisti Pablo Iglesias e Miguel Urban. A parte la proposta demagogico grillina della riduzione dello stipendio dei parlamentari (per far contenta la ‘base’ più greve dell’elettorato), il programma non è male: fine delle divisioni sinistra/destra della politica novecentesca (apprezzabile); proposizione di una nuova linea ‘di faglia’ dei consesnsi: alto vs basso, cioè popolo vs poteri forti finanziari transnazionali (condivisibile); impostazione keynesiana in politica economica contro la cifra iperliberista dei fan della Troika (comprensibile). Poi arrivi alla prova del nove che è e resta il monstrum del barone di Frankenstein, cioè l’Europa Unita. E qui l’asino casca. Il programma di Podemos è ‘ridisegnare’ l’Europa per ‘far funzionare’ la moneta unica, introdurre ‘flessibilità’ nel patto di stabilità e ‘riformare’ la Bce. In pratica, le linee guida della Merkel spalmate di vaselina. Come Jean Luc Melenchon in Francia, come Tsipras in Grecia, come i 5 Stelle in Italia, benvenuto all’ennesimo movimento destinato a raccogliere i consensi dei riottosi e a ibernarli in frigorifero. A conferma che certe percentuali di consenso popolare le raggiungi solo perchè te le fanno raggiungere con una studiata e carezzevole strategia mediatica. L’importante è che, quando c’è da oltrepassare la soglia, tu cada in piedi dalla parte ‘sbagliata’ dell’asticella. E Podemos questo farà, statene certi: la fine del grande saltatore cui manca un centimetro d’asta per scavallare la gloria. Alla fine, la vince sempre il richiamo della foresta. Anzi dello stagno.
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