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FEMENIn un recente articolo sull’Huffington Post, Marco Chiesara, presidente di We World, commenta l’elezione del portoghese Antonio Guterres, in luogo di Ban-Ki-Mun, al sommo scranno dell’ONU, macerandosi con un amletico dubbio: perché un uomo e non una donna? Un’occasione persa, secondo Chiesara, che si strugge al pensiero di quanto una presidenta avrebbe fatto e significato per i destini planetari. Ora, il pezzo è interessante perché figlio di uno dei miti dialettici della contemporaneità: quello che contrappone il maschile al femminile, l’uomo alla donna. Ve ne sono anche altri, significativi, come la storia dello scontro di civiltà, la leggenda della terza guerra mondiale, la fiaba dell’Asse del Male (i famosi stati canaglia del grande stratega George W. Bush) contro il Mondo del Bene (l’Occidente libero e democratico), la fola dei populismi rozzi e antimoderni fronteggiati dalle scintillanti stars del binomio Europe&Globalization e l’evergreen Destra versus Sinistra. Nel mazzolin di fiori va inserita, a pieno titolo, anche la dicotomia sessista di cui al commento dell’Huffington citato in apertura. Ovviamente, è tutto da dimostrare – assurdo anzichenò – l’assunto di Chiesara secondo cui una donna sarebbe meglio di un uomo al vertice delle Nazioni Unite per la guerra alla povertà “perché le donne sono più povere degli uomini” o per la cultura perché “le donne in molti paesi vedono un maggior numero di laureate rispetto ai maschi”. In base allo stesso ragionamento dovremmo magari patrocinare la causa di uno yankee ai vertici dell’Onu perché vi sono più università prestigiose negli Usa che in altri paesi del mondo. Quanto alla povertà, quale garanzia ci dà una donna se pensiamo che la Thatcher (simbolo della lotta dura e pura ai miseri minatori e al welfare britannico) e la Lagarde (presidente non di una ONG, ma del Fondo Monetario Internazionale) donne lo sono a tutti gli effetti e fino a prova contraria? E allora perché questa ossessione per le quote rosa? Come se l’altra metà del cielo fosse una specie in via di estinzione o una sorta di neo costituito Sesso Forte cui dover tributare – di default e per principio – una superiorità emotiva, intellettuale e morale rispetto all’uomo? La risposta va trovata nell’esigenza della Matrice di promuovere tutti i fronti dialettici possibili e immaginabili (anche a rischio del ridicolo) pur di non affrontare l’unico da essa temuto come la peste: quello sociale ed economico; di classe, direbbe un cultore del materialismo storico novecentesco. E cioè la frattura tra i selezionatissimi padroni del globo beneficiari delle iniquità del mondo globalizzato e lo sterminato esercito dei paria tenuti a galla appena sopra – o soffocati appena sotto – la linea di galleggiamento della pura sopravvivenza. Vedi la sfida tra la Clinton e Trump: una donna contro un uomo, appunto. A nessuno importa che si tratti di una finta sfida al calor bianco tra due facce della stessa medaglia: da un lato una macchietta multimiliardaria e dall’altro un politico (donna, però, usti!) al di sotto di ogni sospetto, un perfetto prodotto dell’attuale politica schiava dello show business e dei pruriti di un mercato senza confini. Però è una donna, ri-usti! Schierata contro un uomo! Mettetevi comodi in divano a fare un tifo sessualmente corretto. I pop corn li offre la ditta.

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