Un giorno accendi la tv e ti imbatti in una notizia da rotocalco rosa: Cristiano Ronaldo si sposa? No, Cristiano Ronaldo, il più fenomenale goleador degli ultimi trent’anni, e forse dell’intera storia del calcio mondiale, icona della bellezza fisica non perfettibile e di un atletismo abbagliante, sovra-olimpico, quasi apollineo, si è comprato due bambini. Una volta si diceva, dalle nostre parti, quando una donna partoriva: “La ga’ compra’ un puteo” (“ha dato alla luce un figlio”). Forse era un modo pudico, suggerito dalla saggezza popolare, per dare la notizia ai fratellini senza entrare nei dettagli delle origini di un’altrimenti inspiegabile venuta al mondo. Oggi, Cristiano Ronaldo, i bambini li compra sul serio, mica per modo di dire, nel senso che affitta l’utero di una madre surrogata e – dopo aver pagato il giusto la prestazione – se li porta a casa e inizia, con legittimo orgoglio paterno, a fargli da padre. E la madre? “Non serve, basto io!”, parola del semidio portoghese. Poi si fiondano i giornalisti, partono i flash e tu, facendo zapping, inciampi in una clip straordinaria: il funambolico CR7 seduto, sorridente, con in braccio, anzi tra le braccia (uno ciascuna, per la precisione), due magnifici bebè. Ecco un’istantanea formidabile dei Tempi. C’è, in quella foto, l’irresistibile richiamo a un’idea ancestrale, inscritta nel nostro inconscio collettivo; quella della sacra famiglia con bimbo: due genitori abbracciati e un putto cullato nel mezzo. La foto di Ronaldo colpisce come un proiettile perché ribalta i fattori di un cliché planetario mostrandoci solo il papà (al centro) e due figlioli cullati di lato. È la summa del più moderno, e coltivato, dei vizi: il narcisismo. Un narcisismo all’ennesima potenza dove l’Uomo non solo si è affrancato dal Padre (la famosa secolarizzazione, l’obsolescenza di Dio, il crollo della frequenza alle funzioni), non solo si è invaghito della propria solitaria affermazione (la corsa dei ratti alla carriera, il consumo compulsivo, il culto coatto di sé di cui il selfie è l’estensione digitale), ma addirittura si è sbarazzato della Madre. In fondo, Ronaldo di donne può averne e ne ha avute a bizzeffe, ma vuole attorno solo donne-compagne, non donne-madri. La mamma, per i suoi figli, è lui. Come Narciso nel celebre mito, egli basta a se stesso, si specchia in se stesso, si riproduce da se stesso. Come dire, se lo si può dire, dopo l’addio a Dio, tanti saluti anche alla Madonna. L’altro da sé, la differenza (anche di genere) complementare alle nostre lacunose differenze, si è fatta inutile. In un orizzonte dove tutto converge sul singolo – e in attesa dei figli cloni (traguardo prossimo venturo) – anche la mamma è di troppo. Salvo per l’utero, che comunque è in affitto. Resta la foto di quei neonati in grembo a un mammo-papà. Il quale, avesse avuto un terzo braccio, si sarebbe perfino scattato la foto. Da solo.
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