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FATTI CHIARI

FACTPer capire come mai troppa gente si ostini a non capire dovete leggere gli editoriali delle grandi firme del pensiero contemporaneo. Quelle, insomma, che fanno opinione. Voi le leggete, le confrontate con i dati di realtà e allora capite perché la gente non capisce. Capite che – se non capisce chi dovrebbe capire – allora per forza chi vorrebbe capire non capirà mai. Prendiamo uno strepitoso pezzo di Ferruccio De Bortoli sul Corriere del 15 di novembre che, già dal titolo, sa di severa rampogna: Debito pubblico cattivo maestro. Ora facciamo teatro. Proviamo un dialogo tra alcuni estratti del commento di De Bortoli e I fatti, tra il pensiero alto e la bassa realtà. Pronti? Via! De Bortoli: “Il mondo è così pieno di debiti pubblici e privati (quasi due volte e mezzo il prodotto globale) che farne qualcuno in più non dovrebbe essere un dramma. Dipende da chi li fa però”. I fatti: “Parole sante, direttore. Dipende proprio da chi li fa: uno stato sovrano con una banca indipendente (tipo USA, Giappone, Gran Bretagna, Cina) non ha problemi di debito pubblico e di spread perché è in grado di finanziarsi da sé. Noi invece, come Paese, abbiamo abdicato a tale prerogativa, quindi ora un noto intellettuale come lei denuncerà la faccenda; proceda pure”. De Bortoli: “I mercati guardano al nostro debito pubblico con una certa preoccupazione, come dimostrano le tensioni sullo spread degli ultimi giorni”. I fatti: “Ci perdoni, direttore, ma perché uno stato sovrano dovrebbe preoccuparsi delle preoccupazioni dei mercati? Le risulta che – quando avevamo la liretta ed eravamo la quinta potenza industriale del mondo – ci preoccupassimo delle preoccupazioni dei mercati o dello spread? Ricorda un qualche editoriale di suoi predecessori in proposito?”. De Bortoli: “È irrilevante, nel dibattito politico e, forse, nella coscienza nazionale, se il debito è fatto per coprire spese correnti, come pensioni e stipendi, anziché investimenti. Il debito cattivo cattura consensi, quello buono no”. I fatti: “Di grazia, esimio direttore, perche il debito contratto per pensioni e stipendi sarebbe cattivo (e non, invece, un segno di civiltà) e quello per investimenti buono? Non lo sa che uno dei pochi, legittimi e sacrosanti modi per immettere denaro nell’economia di un paese è proprio la spesa pubblica, il famoso deficit sforato ordinando alla propria banca nazionale di stampare moneta a interessi bassissimi anziché andando a finanziarsi dai mercati? Senza deficit non c’è crescita, senza crescita non c’è aumento di PIL, senza aumento di PIL, il rapporto debito/Pil peggiora. Noi, i fatti degli ultimi quindici anni, lo dimostriamo, giusto?”. De Bortoli: “Il costo del nostro debito è sceso al 3,1 per cento grazie alla politica monetaria della Banca centrale europea. Paghiamo tassi, in qualche caso negativi, che come grandi debitori non meritiamo affatto”. I Fatti: “Perché ora mescola l’economia con la morale? Cosa significa che uno stato deve ‘meritarsi’ il credito altrui? Uno stato non è uno scolaro. Uno stato è un sovrano che impera. Uno stato il credito se lo concede da sé”. De Bortoli: “Mi avete scocciato. Smettetela di darmi lezioni. Chi pensate di essere?”. I fatti: “I fatti”.

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