Quando ero bambino ho avuto la fortuna di avere una maestra vecchio stampo, antiquata, ma mi dava da fare compiti tradizionali, tipo leggere e scrivere e fare di conto. Ad altri amici del vicinato non andò così bene. Si beccarono delle docenti sperimentaliste (c’è stato un periodo in cui andavano via come il pane) che passavano tutto il giorno a far fare ai bambini esperienze surrealiste, creative, volte ad accrescerne le capacità espressionistiche. Morale uno: se vuoi sapere perché un allievo non fa i compiti, chiedi alla maestra. Morale due: se vuoi sapere perché un alunno esegue compiti assurdi, chiedi sempre alla maestra. Torniamo al presente. Appurato che i premier di oggi sono scolari per conto terzi, elementi alieni a ogni concetto di autonomia e indipendenza, attori coi fiocchi, interpreti di copioni predisposti altrove, vorremmo scambiare quattro chiacchiere con il maestro di Renzi, o con i suoi prof off the record, quelli che gli scrivono i compiti e gli dettano l’agenda. Forse riusciremmo a capire perché hanno deciso di paralizzare un paese ben oltre l’orlo di una crisi di nervi (come il nostro) con una questione come la stepchild adoption. Da qualche mese, tra tutti i casini in circolazione, pare che agli italiani interessi solo un argomento cruciale e stia a cuore un unico diritto inalienabile da non conculcare: quello di un soggetto omo di poter adottare il figlio dell’altro partner. Ripetetelo a bassa voce più volte e riflettete (azione intellettuale proibita sia dagli insegnanti dei miei compagni d’antan sia da quelli del presidente del consiglio) sulle implicazioni di questa faccenda. Vuol dire, né più né meno, preoccuparsi di quei casi in cui un individuo si innamora di un altro dello stesso sesso che però ha già un figlio. Quindi, parliamo, in apparenza, di chi si incapriccia di un eterosessuale convertito sulla Via di Damasco dell’omosessualità. Circostanza già rara. Problema da quattro gatti. Ma al PD i quattro gatti premono assai, tanto da spaccare il capello in ventiquattro e scoprire un esercito di ex etero ora omo i quali hanno anche avuto (chi è senza peccato scagli la famosa pietra) dei figli. Una prole evidentemente senza genitore due, altrimenti non si spiega perché questi poveri orfani necessiterebbero dell’adozione ad opera del nuovo partner di mamma o papà. Ciò significa, forse, che la madre o il padre naturali di un tempo, snaturati (perché etero), sono morti. Ora fate un rapido calcolo statistico, senza scomodare la Ghisleri, e vi accorgerete che questa condizione pertiene allo zero virgola zero al quadrato della popolazione italiana. E allora perché il premier ci ha costruito una battaglia sedicente civile a rischio di perdere il potere? Perché ce l’ha scritto sul diario dei compiti per casa, ecco perché. E non in italiano. In inglese, stepchild adoption, così i puri di cuore e poveri di lingua straniera non colgono il punto sensibile: permettere a una coppia omo di andare all’estero, affittarsi un utero a centomila o giù di lì (parola di un senatore pd praticante) e tornare col frutto del peccato a costruirsi una famiglia con due babbi o due mammà. L’allenatore Mourinho, quando vinceva in Italia, non ebbe peli sulla lingua a proposito dell’andazzo di certa stampa: lo definì prostituzione intellettuale. Forse comprare una donna per farci un figlio e infliggere al pargolo una bella famiglia alla pari, uno come il Mou la definirebbe prostituzione filiale. Ma il Mou è un portoghese che parla l’italiano. Noi che siamo italiani e facciamo le lezioni in british style, la chiamiamo stepchild adoption.
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