Deo Gratias, qualcosa si muove, qualche neurone comincia a girare per il verso giusto, cioè in libera uscita rispetto alle panzane di regime. In un pregevole articolo veicolato dal sito del Fatto Quotidiano del 16.10.14, Roberto Marchesi prende atto di come le ricette austeritycentriche della mai abbastanza esecrata Unione Europea stiano avvitando i paesi della comunità in una crisi sempre più ingovernabile. L’aspetto interessante del pezzo è nella domanda: ‘Perchè l’Europa ha avviato contro ogni ragionevole buon senso una linea così distruttiva dell’economia e tuttora insiste così pervicacemente nel mantenerla, avendo in soli tre anni distrutto gran parte della propria economia e benessere?’. Ancora più bella ed encomiabile la risposta: “In un sistema capitalista iperliberista globalizzato la normalizzazione al minimo comun denominatore delle tutele e delle provvidenze per i cittadini e per i lavoratori è indispensabile a mantenere agevole il sistema della competizione soprattutto con i paesi delle economie emergenti, anche se esalta la diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza’. Che dire? C’è da commuoversi nel constatare che qualcuno, alla buon’ora, ha colto il punto. L’Europa non è, suo malgrado, in crisi, è semmai un progetto che prevedeva la crisi fin dal principio. La rovina di milioni di persone non è un estemporaneo e malaugurato effetto distorsivo di un disegno di solidarietà internazionale a tinte rosa e pastello. E’, semmai, il fine ultimo di quel disegno, perchè le istituzioni comunitarie, asseritamente (apparentemente) democratiche, sono solo lo specchietto per le allodole destinato ad appiccicare più vittime possibili nella carta moschicida della dittaura finanziaria e bancaria che va sotto il nome di Ue. E’ ora di smettere di chiedersi perchè c’è la crisi nonostante il sogno europeo e di cominciare a capire che la crisi è uno degli step obbligati dell’incubo europeo. Un processo che ci ha usati (e continua ad usarci) come marionette plaudenti. L’Europa è nata per distruggere democrazia, provocare povertà, immiserire popolazioni, aggiogare i diritti inalienabili del singolo alle esigenze sovranazionali delle corporazioni che soprassiedono ai lavori e all’agenda del burosauro europeo. Dall’abolizione progressiva delle agenzie di rappresentanza democratica (comuni, province, senato) alla frantumazione delle conquiste dei lavoratori, tutto punta (col complice assenso di inutili idioti prestati alla politica) a fare dei cittadini dei sudditi. Che qualcuno, finalmente, scriva un pezzo dal titolo “Europa: siamo già in depressione. Ma il disastro non è casuale” è una piccola fiammella di speranza in un tunnel sempre più buio.
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