Nel suicidio assistito della democrazia, a livello mondiale, ci sono anche (pochissimi) aspetti surrealmente spassosi, accanto a (troppi) aspetti realmente tragici. Ciò accade perché la sicumera di chi davvero governa il mondo, dietro le quinte, ha smarrito il senso del ridicolo. E quindi: o non riesce a cogliere i cortocircuiti logici dell’intera messa in scena o non riesce adeguatamente a istruire le comparse. Cioè le “figurine” alle quali, di volta in volta e in base alla bisogna, viene affidato il ruolo di apparenti protagonisti dell’agone politico.
L’effetto è di una purissima comicità involontaria. Una comicità raffinata, sottile, per menti evolute e sveglie. “Evolute”: ergo, non la può cogliere chi da tale comicità è messo alla berlina. “Sveglie”: ergo, non la possono comprendere gli ottusi, o addormentati, spettatori convinti di vivere ancora nel migliore dei mondi possibili e nella più popolare e democratica delle repubbliche.
Ci spieghiamo meglio. L’odierna gestione della società complessa e di massa, in modo autoritario, attraverso la costruzione scientifica del consenso e secondo logiche oligarchiche, è perfettamente compatibile con il simulacro esteriore della sempiterna “democrazia”. Basta: a) manipolare il grande pubblico con l’uso sapiente dei media mainstream e ben mirate tecniche di manipolazione psicologica; b) possedere l’anima dei vecchi partiti tradizionali e infiltrare il corpo di quelli nuovi; c) ottenere, di volta in volta, grazie a una calibrata combinazione dei due succitati fattori, un sostegno prima popolare, e poi parlamentare, su qualsiasi progetto od obbiettivo a medio o lungo termine.
Tale strategia comporta la proposizione martellante di stereotipi sociali, come li chiamava Walter Lippmann: pillole liofilizzate di pensiero a-critico. Due delle più abusate, negli ultimi anni sono state: la “scienza” e la “competenza”. Bisogna che la politica sia fatta da persone “competenti”, quindi preparatissime perché titolatissime e studiatissime. E bisogna anche che la politica ascolti gli “scienziati” (da qui, l’era dei mitici “comitati”). Poi però succede che questi miti di cartapesta si scontrino con altri inconciliabili coi primi. Per esempio, con personaggi letteralmente inventati dal nulla, con esclusiva funzione propagandistica, ai quali affidare il lancio di un nuovo “prodotto” dell’agenda dei lavori dei signori del mondo.
Prendi il riscaldamento climatico. Avevano necessità di un testimonial globale e hanno “creato” Greta Thunberg. Una ragazzina – con l’intelletto, la cultura, la consapevolezza di una ragazzina – diventata improvvisamente una icona del green new deal. Ma lorsignori non hanno fatto i conti con l’evidente incompatibilità tra “scienza” e “competenza”, da un lato, e “Greta” dall’altro. I quali stanno insieme come il gelato al pistacchio sulla pizza alle acciughe. Eppure non se ne rendono conto.
E così abbiamo Draghi che si inchina davanti all’icona. E abbiamo Cingolani – quello secondo cui la terra può ospitare al massimo tre miliardi di abitanti (più lui, immaginiamo) – il quale non solo incontra la suddetta come se si trattasse dell’ultimo premio Nobel per la fisica, ma poi si mette a commentare a distanza le parole della medesima (“Greta non ha detto che noi siamo solo chiacchiere ma che c’è stato troppo bla bla bla. E probabilmente ha anche ragione, nessun fastidio. Le proteste servono a pensare”) prendendola terribilmente sul serio. Vi prego, nessuno li avvisi dell’effetto che fa. Vedere la “classe dirigente” impegnata a dispiegare la propria “competenza” in nome della “scienza”, discorrendo con la Thunberg, fa troppo ridere. E ridere è tutto quel che ci resta. Anche se una risata non li seppellirà.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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