Tema: Modi diversi e diversamente intelligenti di restare a casa felici e contenti.
Svolgimento. Scena uno: un raggio primaverile filtra dalla tapparella. La showgirl da mille e una notte si alza. Cinque minuti, ed è far jogging sul terrazzo dell’attico in centro storico, quindi un po’ di pilates e yoga giusto il tanto, infine a tavolino a saziarsi alquanto: caffè, brioches e dieci succhi di frutta, tutti macrobiotici. Un sorriso diamante le illumina il viso quando accende il laptop e – digerita la colazione – offre il suo quotidiano contributo alla Nazione. Vergato, con dieci colori, dal mitico hashtag rubacuori: #restateacasa.
Scena due: il famoso calciatore schiude l’uscio in legno pregiato della dependance con vista scogli. La notte l’ha passata, è ovvio, a casa per colpa del virus; ha, però, scelto non una delle quindici stanze della residenza castello, ma il più discreto bungalow affacciato alla battigia. Egli misura con lo sguardo l’inverosimile perimetro del parco e – prima di colazione – manifesta il suo affetto alla Nazione: smartphone in pugno, selfie in controluce e hashtag d’ordinanza con la faccia truce: #restateacasa.
Scena tre: il giornalista di sinistra ha appena sorseggiato il suo cappuccio. Dal balcone del loft smisurato, rimira il cupolone. La giornata si annuncia azzurrissima, come la hit di Celentano, e lo sovrasta la pace. Dopotutto, c’è del buono nelle avversità: il Covid-19 sta insegnando agli italiani il “rispetto delle regole”. Il fine intellettuale umetta il labbro col tovaglio di seta e poi – onorata la colazione – posta su instagram il suo ottimismo alla Nazione. Hashtag: #restateacasa.
Quarta scena: borgata rionale di metropoli. Il prode lavoratore italico è un po’ stanchino. Moglie, tre figli, quadrilocale con bagno non finestrato: la vita l’è dura. Ma bisogna restare a casa, ovviamente. Se lo dice la tivù, che aggiungere di più? E poi – se lo fanno pure i vip senza lamentarsi – può riuscirci anche lui, e deve accontentarsi. Ci riuscirà, questo è certo. Solo, ogni tanto, fa capolino un dubbio. Lui non lavora, la ditta è chiusa, il Governo ha finito le risorse. Chi diavolo gli pagherà le borse? Quelle delle spese, tra un mese.
Un dubbio malandrino gli trapana il cervello. No, non può essere. Scaccia quella mosca fastidiosa. Ma il tafano ritorna a fare il suo mestiere. Mentre nubi ferrigne a sfioro si addensano, sulle ruggini terrazze del quartiere. Allora, per tirarsi su (e non buttarsi giù), il Cipputi piglia il Samsung e scorre le ultime news: foto di soubrette di rara bellezza e hashtag #restateacasa; clip di fuoriclasse del calcio e hashtag #restateacasa; istantanea di famoso giornalista e hashtag #restateacasa.
Rapito da quel mare d’affetto e senso civico, l’operaio tricolore accede a twitter e scrive una cazzata. Così, per motivarsi la giornata. Quindi, fa per digitare l’hashtag, come gli è stato ordinato. Ma gli ritorna il dubbio stronzo: e se mi fossi sbagliato? Il moschino gli conferma il contrario: lo faranno, vedrai, ti levano il salario. In dissolvenza gli par di scorgere, dietro i vetri grigio spento, una lettera di licenziamento. Lui immagina la faccia dei compagni di lavoro, quando capiranno che toccherà anche a loro. E mentre un sole pallido illumina le aiuole, le dita frenetiche si muovono da sole. Un ultimo hashtag sulla tastiera abrasa. Ormai non ha più dubbi: #cilascerannoacasa.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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