Questa mattina al risveglio, togliendo la pigiama, mi sono reso conto che stavo ancora vivendo la dramma iniziata ieri sera quando ho letto le ultime dichiarazioni della Presidenta Boldrini: “smettetela di chiamarmi Signor Presidente, non sono un uomo”. Sono avvampato di vergogna, mi sono sentito inadeguato e stupido. Anche indegno di avere un rappresentante istituzionale (la terza carica dello stato!) che non merito. Nonostante io abbia studiato e abbia preso una diploma di maturità sono un ignorante totale che non capisce la sensibilità e il livello di acume di questa nuova era. E così è sorta in me una dilemma. Sono l’unico rozzo bifolco della pianeta, sono la emblema del politicamente scorretto oppure è la sistema ad essere intrinsecamente idiota? Fuori, la clima stranamente estiva di questa coda d’inverno mi invoglia a uscire, ma non lo faccio. In me c’è una magma di emozioni contrastanti che non vuole saperne di chetarsi. L’unica cosa di cui sono sicuro è che la Presidenta è la stemma di una società diversa, più raffinata, più intelligente, più rispettosa delle persone (e quindi delle parole), insomma di una rinnovata civiltà. Come lei sia riuscita ad arrivare a quelle vette per me resta una enigma. E per quanto dal mio cuore sgorghino sentimenti tumultuosi che vorrebbero tradursi in una poema per cantare le sue lodi, non ci riesco e torno sempre alla stessa schema maschilista e vecchia. Forse dovrei cambiare la paradigma del mio mio modo di pensare prima che sulla mia povera persona si scagli la giusta ira della Presidenta. E la sua spietata anatema.
Nessun Commento