Due mantra sono ormai entrati stabilmente nell’immaginario collettivo, soprattutto dopo il biennio pandemico: “scienza” e “competenza”. Ad ogni piè sospinto ci viene raccontato, e ci raccontiamo a nostra volta, che la soluzione di ogni problema ci verrà dalla “scienza” e che – per onorare al meglio un ruolo o per svolger a dovere un compito – ci vuole “competenza”. Ora interroghiamoci sul perché scienza e competenza non funzionino, per così dire, sempre, ma solo a intermittenza.
Vanno bene quando assecondano una certa visione del mondo, un certo consolidato “comune sentire” in ordine a determinate questioni, un certo “unico” pensiero su taluni temi. Se, invece, esse si pongono in posizione dubitativa, improvvisamente perdono i loro poteri salvifici e taumaturgici e spariscono dai radar della visibilità mediatica. Facciamo un esempio concreto con uno degli argomenti odierni più gettonati e “indiscussi”
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