Magari dovranno rivedere il DSM, il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, ‘uno dei sistemi nosografici per i disturbi mentali o psicopatologici più utilizzati da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo’ secondo wikipedia. Infatti, c’è un tipo di disturbo non ancora catalogato che affligge non le persone, ma i contesti politico-sociali, in particolare quelli articolati sotto forma di partito, in particolare i partiti con vocazione democratica, in particolare i democratici con inclinazione europeista. Il disturbo è affine a quello di personalità multipla reso celebre da una scarrettata di film thriller (vedi Split, l’ultimo lavoro del maestro Shyamalan) dove lo spettatore assiste, disorientato, ai dissidi insolubili tra un grumo di protagonisti diversi in tutto, per poi scoprire trattarsi di persone coabitanti all’interno della medesima psiche liquefatta di una sola persona. Di solito, la malattia è generata dall’insostenibile grado di tensione suscitato dagli impulsi conflittuali dei condomini dell’unica testa. Prendete il partito democratico e le sue reazioni al monito di tal Moscovici (nomen omen, evocativo della carta moschicida) il quale si è permesso di fare le pulci al governo italiano a proposito dell’intento di quest’ultimo di stanziare fondi per i terremotati d’Abruzzo. Ora, anche un cieco intellettuale vedrebbe la mucca nel corridoio, per dirla alla Bersani: ci siamo ridotti a una repubblica delle banane governata per conto terzi da esecutori impotenti i quali, ben che vada, le banane le sbucciano mentre altri se le magnano. Hanno a tal punto maciullato la nostra sovranità che non solo siamo costretti, come scolari dementi, a farci rifare i conti della serva da un francese o da un finlandese, ma dobbiamo sentirci cazziare perché sospetti di voler alleviare i nostri connazionali dalle pene di un cataclisma naturale. Per un soggetto non scisso non c’è niente di strano: è l’effetto perverso di un percorso perverso e sedizioso, quello che ha accompagnato la costruzione del monstrum detto Unione Europea. Ma il partito democratico ne è uscito pazzo. Il suo presidente Orfini, sconcertato per i toni del dictator francofono, gli ha risposto per le rime: “Argomentazioni fredde, proprie delle burocrazie che da anni difendono gli interessi politici legati al feticcio dell’austerity, mentre ancora si piangono i morti della tragedia di Rigopiano”. Gentiloni ha espresso gli stessi concetti con il plumbeo aplomb tipico dell’uomo in grigio. Perché il PD è scioccato? Dopotutto, Moscovici fa il suo porco e sporco lavoro e lo paghiamo pure bene per questo. In effetti, il PD non capisce perché non può. È scisso, abitato da una personalità multipla: da un lato appoggia incondizionatamente da anni l’evoluzione della UE in un sistema di deliranti vincoli in una interminabile eutanasia democratica. Dall’altro, è persuaso nell’intimo che l’Europa sia un progetto popolare contraddistinto da una condivisione ideale di valori e da un idem sentire di popoli fratelli. Da qui il tormento irrisolvibile della sua classe dirigente. Non è più una questione di politica economica, ma di psicologia sociale. Forse per questo gli anti-euro non riescono a farsi capire. Essi continuano a chiamare in causa la logica, la dignità, l’orgoglio ad oltranza. Dovrebbero, invece, chiamare un’ambulanza.
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