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Antirazzisti. Anzi, razzisti

Una delle parole più curiose e di moda è certamente la parola razzismo. Essa viene usata con tono ovviamente spregiativo nei confronti di chi discrimina gli altri in ragione della razza. Tuttavia, gli stessi che impiegano con solerte abitudine il sostantivo razzismo e il suo aggettivo di complemento, razzista, negano l’esistenza in natura della radice linguistica di quel sostantivo e di quell’aggettivo, e cioè della razza. Quindi, riassumendo – e stando a questa obliqua impostazione –  esistono il razzismo e i razzisti, ma non esiste la razza. Peggio: se uno si prova a parlare di razze umane si becca, per ciò stesso, del razzista. Con il risultato che non si capisce più niente. Sei razzista perché usi la razza per discriminare? Oppure sei razzista perché credi nella razza in quanto tale? Forse, in origine, il razzista era colui che divideva le razze in categorie sovra e sub ordinate, come avviene nella caste indiane.

Oggi, invece, il razzista è anche semplicemente chi teorizza l’esistenza delle razze. Secondo gli antirazzisti –  i quali sovente citano la Costituzione per  corroborare il proprio disprezzo verso i razzisti –  il razzista è tale non solo se, e perché, classifica gli esseri umani in base alle priorità razziali di taluni su talaltri, ma in quanto si ostina a non abrogare tout court il termine ‘razza’ dal dizionario. Poi, il casino si infittisce, per l’antirazzista, quando costui scopre che la Costituzione italiana reca impressa la parola razza nell’articolo tre. Certo, la Carta fondamentale lo fa in chiave antirazzista (“tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di razza” eccetera), ma – giusta i presupposti di cui sopra – dovrebbe essere considerata una Costituzione razzista. Infatti, pur non discernendo le persone “per li rami” della razza, e quindi non essendo, a rigore, ascrivibile alla categoria di una pubblicazione razzista di serie A, usa pur sempre la parola ‘razza’ e pertanto è annoverabile, quantomeno, tra i deprecabili testi da censurare giacché suscettibili di istigazione razzista di serie B. Vaglielo poi a spiegare tu, all’antirazzista, che ci vuole una doppia lettura in Parlamento per una modifica legislativa di tale portata. Come minimo ti becchi del razzista, anche se suggerisci un procedimento normativo sensato per la modifica di quell’articolo indubitabilmente razzista di una Costituzione inequivocabilmente antirazzista.

Ma c’è un altro aspetto singolare dell’intera faccenda. In genere, gli antirazzisti di professione sono feticisti dell’immigrazione incontrollata. E lo sono sulla base di una considerazione evidentemente razzista: gli immigrati ci pagheranno le pensioni. Detto con lo stesso tono di svagato snobismo con cui i latifondisti della Louisiana invocavano manovalanza nera per le loro piantagioni. Insomma, ci vuole altra manovalanza per poterci riempire la panza. Ma non se ne rendono mica conto, purtroppo. Per loro una società in cui gli italiani fanno il 99 per cento dei lavori qualificati e gli stranieri il 74 per cento di lavori domestici (dati INPS) è una società giusta. Forse si possono permettere certi peccaminosi pensieri perché non sono razzisti, ma antirazzisti. P.S.: anzi, razzisti.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com

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