Orwell era un dannato dilettante (sia detto “dannato” nel senso bonario e affettuoso del termine). Perché il mitico George lavorava di fantasia e il suo Stato totalitario infarcito di psico-reati e di ministeri dell’amore e della verità era finto, un parto della sua fantasia. Quello che ci stanno costruendo attorno è dannatamente vero (sia detto “dannatamente” nel senso infernale e offensivo del termine). Di fronte a certe notizie non ci cascano solo le braccia. Ci coglie un senso di vertiginosa provvisorietà come in una poesia di Ungaretti: si sta come d’autunno sugli alberi le foglie. Parliamo dell’ultima trovata del Governo, messa a punto dalla Polizia postale e della comunicazioni, presentata nella sede del Polo Tuscolano dal ministro dell’Interno Marco Minniti. Si tratta, in buona sostanza, di un pulsante rosso virtuale a disposizione degli utenti del web per segnalare una fake news. A quel punto “un team dedicato del Cnaipic le verificherà attentamente e, in caso di accertata infondatezza, pubblicherà una smentita”. Insomma, nella marcia a tappe forzate verso la dittatura del pensiero vaticinata dal grande scrittore britannico, abbiamo raggiunto un’altra stazione inimmaginabile fino a pochi anni fa. Adesso, chiunque scriva e pubblichi on line le sue idee è a rischio. Una massa sterminata di potenziali spie e delatori (sterminata in quanto composta da tutti i fruitori del web, nessuno escluso) potrà denunciarlo per il “crimine” di menzogna. Forse neanche in uno stato teocratico islamico si è mai giunti a tanto. Pensateci: un pirla qualsiasi potrà digitare un menu e dirigere le forze di polizia sul vostro sito o sul vostro blog o sulla vostra pagina facebook. Per ora, la censura si rivolgerà solo alla home di uno schermo, ma contateci sul fatto che, in un futuro non troppo lontano, quelli in divisa e stivali ve li troverete sulla porta della home in cui abitate. Ecco, questa previsione è vera? Chi può dirlo? Come tutte le profezie potrà essere smentita dagli eventi (proprio come quella di Orwell sta per essere confermata). Ma se non è vera, allora è falsa? Ma se allora è forse falsa, si può dire che è una fake news? Forse sì. Nel dubbio, premiamo il bottone rosso – dai! – chiamiamo la polizia. Funzionerà così, sapete, perché chi amministra questi processi, a differenza della disciplinata e beota massa pascolante sui prati di internet, sa che la verità e la falsità sono concetti su cui la libertà inciampa in fretta come ci insegnava Nietzsche («Noi crediamo di sapere qualcosa sulle cose stesse, quando parliamo di alberi, di colori, di neve e di fiori, eppure non possediamo nulla» perché la verità non è che un «mobile esercito di metafore»). Molti cittadini dell’Evo Competitivo, invece, inebetiti ingranaggi del Sistema, possono tollerare di vivere in un Paese dove la polizia postale – con un team di esperti, ci mancherebbe! – decide ciò che è vero e dicibile e ciò che non lo è. Infine, parola a Minniti e alla sua excusatio non petita: “Non vogliamo creare un Grande fratello”. Se non fosse che mi fa schifo, pigerei all’istante il pulsante rosso.
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