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CHIP CHIP

uccelloUna notizia curiosa su Il Fatto Quotidiano.it. A Stoccolma, i dipendenti del cosiddetto Epicenter, nel centro della capitale svedese, butteranno nel cestino i loro badge. Quelli che lo vogliono, beninteso, nessuna imposizione. Le imprese che hanno sede in quel complesso di edifici potranno far impiantare ai lavoratori volontari un microchip sotto pelle a radiofrequenza (Rfid) delle dimensioni di un chicchetto di riso. Avvicinandolo alle porte d’ingresso, queste si spalancheranno docilmente. Ma non è finita qui. Il chip consentirà di accedere a fotocopiatrici, ascensori, computer e ad attivare quelle maledette password e quei dannati pin che nessuno ricorda mai. Che figata pazzesca. Si dice che, un domani, il chippino potrebbe servire anche a pagare il pranzo o il caffè. Dei giornalisti intelligenti e qualificati (della Bbc) lo hanno pure sperimentato assicurando che la puntura non fa neppure la bua. Peccato  costi 300 euro, ma è un prezzo di lancio destinato a calare. Certo, l’iniziativa è partita in un agglomerato di società high tech, ma vedrete che arriverà anche da noi. Pensate alla praticità di non dover tenere più in tasca nè spiccioli nè  carte di credito. Un mondo finalmente libero dal denaro. E dei dati sanitari  tatuati sull’epidermide di un pollice o incistati in una ruga della fronte vogliamo parlare? E delle potenzialità per il fisco? E di quelle in materia di  sicurezza? E dell’antiterrorismo? Semplice e geniale come l’uovo di Colombo. Com’è bello svegliarsi e scoprire che la fantascienza è qui e che un mondo sempre più coeso e interconnesso non è solo possibile. E’ reale. E il futuro cinguetta alla finestra del nostro davanzale.

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