Da bambini credevamo a Babbo Natale, un grazioso nonnetto di rosso vestito, con l’adipe sporgente e il barbone che grondava regali dal sacco. Poi, un giorno, ci siamo svegliati. Qualche fratello dispettoso o distratto ci ha messo davanti alla nuda verità delle cose e Santa Claus è finito nel ripostiglio dei nostri ricordi più cari. Oggi, magari, siamo tra quei genitori che, con giustificabile candore, mentono un altro pochino per procrastinare anche solo di un ora il brutto giorno in cui qualcuno dovrà pur dirgli, al pupetto, che Babbo Natale è morto. Anzi, che non è mai esistito.
Quando assisto a scene del genere, mi capita di pensare a quanti di noi, pur adulti e vaccinati e cresciuti e informati, scafati navigatori dell’era della comunicazione globale sono ancora immersi in uno stato di minorità permanente. Simile (per certi versi identico) a quello di un bimbo che scruta speranzoso il camino alla vigilia della festa. Una condizione di ‘deficienza’ culturale largamente incolpevole, ma letale perché perpetua lo stato di disarmo e arrendevolezza che ci vede tutti coinvolti dinanzi al precipitare della crisi. C’è una ‘leggenda di Babbo Natale’, versione hard, solo per adulti, che ci ricatta quotidianamente: il debito pubblico. La vulgata corrente è che si tratta di un effetto perverso determinato dall’inclinazione allo spreco degli stati. Se il debito è pubblico, vuol dire che lo Stato spende più di quanto incassa. Ergo, lo stato, e per estensione i suoi azionisti, cioè noi cittadini, è un’idrovora di denaro che va fermata prima che faccia saltare il banco. Il lato B della fiaba, ovviamente, è che il privato potrebbe evitare lo scandalo degli sprechi se solo gli fosse concesso campo libero. Ecco da cosa discendono i tre comandamenti che i megafoni dei media generalisti propalano a tutte le ore, come un imam dalla guglia di una moschea: liberalizzazioni, privatizzazioni, competitività. Però c’è anche un lato C fatto di dati che pochissimi ricordano e nessuno racconta, perché farlo significherebbe ammazzare Santa Claus e far scoppiare la bolla di beota consenso in cui il Sistema ci tiene avvinti come bachi nel bozzolo. Per esempio, la bizzarria per cui uno Stato, teoricamente e notoriamente spendaccione e cialtroncello come il nostro, è in avanzo primario dall’inizio degli anni Novanta. Vuol dire che, a prescindere dal colore dei governi che si sono succeduti al timone, l’Italia riesce da oltre vent’anni a finanziarsi le spese sociali (per sanità, istruzione, giustizia e tutti gli ammennicoli che urticano i palati fini dei liberisti alla Giavazzi, ma che rendono un paese civile degno di questo aggettivo). Il vero problema, per l’Italia come per gli altri sventurati componenti dell’Unione Europea, è dove reperire i soldi che, ogni anno, son necessari non tanto per pagare le spese, ma per rifondere i nostri creditori del denaro che ci hanno prestato. Ebbene, una delle (innumerevoli) perversioni della costruzione comunitaria consiste in questa micidiale forbice: da un lato, i Governi sono stati derubati della loro sovranità monetaria, cioè della possibilità, per i rispettivi Ministeri del Tesoro, di andare dalla propria Banca Centrale a comprare denaro liquido e fresco. E’ quello che fanno attualmente il Giappone, gli USA o la Gran Bretagna e che facevamo pure noi ai bei tempi. Lo Stato chiedeva (intimava) alla propria banca di battere moneta e prestargliela a interessi irrisori, in cambio dei famosi titoli del debito pubblico. Oggi la banca nazionale indipendente non esiste più. C’è la BCE direte voi. Vero, ma alla BCE è inibita la funzione che un tempo spettava alle singole banche nazionali. Così gli stati, per finanziarsi, devono andare sui mercati. E i mercati, ovviamente, il denaro non te lo regalano a costo quasi zero, ma te lo fan pagare a caro prezzo, soprattutto se hai la fama di essere un prodigo lazzarone fancazzista (come son dipinti, all’estero, i membri del cosiddetto Club Med, tra cui noi). E’ tutto? Magari. C’è anche l’altra lama della forbice di cui sopra. I geni della lampada che hanno concepito questo sistema da manicomio non solo hanno gettato gli stati (cioè noi) nell’arena spietata del mercato globale, ma han pensato di gratificare le banche con le prerogative sottratte ai governi. In altre parole, i banchieri, cioè il cuore e i polmoni pulsanti della finanza, possono comprare dalla BCE (che dovrebbe essere nostra, cioè pubblica, se le parole hanno ancora un senso, giusto?) quasi a gratis il denaro che agli stati viene negato. Dopo di che, i banchieri e i loro sodali, con quel bottino ottenuto a prezzi di saldo, comprano titoli del debito sovrano chiedendo agli stati (cioè a noi) interessi quattro o cinquecento volte superiori rispetto a quelli sborsati per averli. Ma c’è di più e di peggio. Come sempre, in ogni storia horror, quando pensi di aver finito l’adrenalina arriva il colpo di scena che ti accoppa. Della serie: le parole che non ti ho detto. Tutti i soloni che pontificano dagli scranni più alti invitando i popoli al sacrificio per riparare agli errori delle generazioni passate, dimenticano di spiegarci perchè dal 2007 ad oggi, secondo un recente saggio di Alain de Benoist, il debito della zona euro è aumentato del 26,7%. La causa principale di questa ingravescenza non è la spesa pubblica (questa è la Santa Claus version ad uso dei babbei), ma il salvataggio delle banche e delle assicurazioni avvenuto con soldi nostri, tra il 2008 e il 2010. Solo in questo biennio le quattro principali banche centrali mondiali (Fed, Bce, Banca del Giappone e Banca d’Inghilterra) hanno pompato più di 5.000 miliardi di dollari per salvare gli istituti di credito privati. In altre parole, con l’aumento ossessivo delle imposte e con l’implementazione occhiuta e implacabile di sistemi fiscali sempre più invasivi, siamo obbligati ad onorare i salatissimi interessi di quegli stessi speculatori che abbiamo salvato quando avevano l’acqua alla gola per colpa delle loro spregiudicate acrobazie finanziarie. Pensateci bene la prossima volta che vedete una di quelle patetiche pubblicità progresso con cui l’Agenzia delle Entrate sfrucuglia i vostri sensi di colpa. Questo è il quadro nerofumo dietro la favola del debito pubblico. E allora perché le ricette che propongono BCE, FMI, e Commissione Europea (l’adorabile Troika) vanno sempre e solo nella direzione di tagli draconiani ai servizi sociali, alle pensioni, ai diritti acquisiti? Perché è accettato come un dato di fatto un sistema evidentemente illogico come l’attuale? Sono quesiti insensati. E’ come chiedersi chi porta i doni, nella notte più bella dell’anno, se Babbo Natale non esiste. E’ sciocco domandarselo perché la premessa è infondata. Babbo Natale esiste! E’ vivo. Ma non lotta insieme a noi.
Avv. Francesco Carraro
www.avvocatocarraro.it
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