Piccolo suggerimento semantico ai leader che ambiscono a conquistare il cuore e il voto della maggioranza degli italiani: smettetela con l’abuso, anzi con l’uso stesso, della parola ‘moderati’. Declinato in cinquanta sfumature di noia, è il termine più in voga di un vasto ‘arco costituzionale del luogo comune’ che raccatta tutti quelli che dicono di non stare a sinistra. Ogni due per tre, di qualsiasi questione stiano parlando, zacchete, infilano la parolina (che reputano) magica.
E così è tutto un pirotecnico fiorire di ‘rassemblement dei moderati’, ‘unione dei moderati’, ‘parlare ai moderati’, ‘chiamare a raccolta i moderati’. Basta. Cambiate registro. Più vi ostinate a evocare questa entità amorfa che, nei vostri senescenti deliri, è un’armata di gente per bene terrorizzata dagli estremisti, più fate incazzare i destinatari dell’epiteto. Laciatevelo dire: i moderati non esistono più, se non nella vostra vetusta mappa del mondo. Potete piangerli o rimpiangerli, ma dovete pur farvene una ragione. I moderati sono morti stecchiti, deceduti, estinti, polverizzati. Il termine ‘moderato’ richiama una scenetta da piccolo mondo antico: un pacato e benpensante signore che fuma la pipa leggendo il Corriere accanto al camino. Rassegnatevi a rinunciare all’icona dell’elettore medio(cre), il medio man che un tempo votava DC turandosi il naso e che, nella vostra Veltanschaung da bar sport, è poi transitato armi e bagagli in Forza Italia e nel PdL. Non ostinatevi a pensarlo in stazione, col berretto di feltro, i paraorecchi e un cocker al guinzaglio, in attesa di un nuovo convoglio (di moderati s’intende) che, moderatamente, lo conduca a destinazione: la nuova casa dei moderati che voi state allestendo intanto che cercate un moderatore all’altezza. E’ evidente che vi costerà perché a quell’appellativo ci tenete, lo assaporate, lo fate schioccare sul palato, lo lustrate con la cura e lo zelo con cui la Signorina Felicita di gozzaniana memoria arredava il suo salotto di piccole cose di pessimo gusto. Tant’è. Oggi, se vi fate un giro in centro, vi imbattete in elettori di tutti i tipi, apostrofabili con miriadi di aggettivi: incazzati, delusi, frustrati, attoniti, indignati, disgustati, stanchi, inviperiti, esasperati, inaspriti, stressati, sdegnati, furenti, spazientiti, esacerbati, logorati, irritati. Moderati no. Non continuate a trastullarvi con questa parola: è obsoleta, superata dai tempi. E’ un ninnolo di novecentesca memoria che andava bene quando dall’altra parte si narrava ci fossero gli scapestrati, gli scalmanati, i giovinastri, gli spacca vetrine, i violenti, i no global e i black block. Ecco, in un contesto così, profilandosi all’orizzonte una schiera di masse virulente armate di roncole e randelli, potrebbe anche starci. Della serie: aiuto, arrivano i barbari, moderati di tutta Italia unitevi! Moderati andava bene negli anni Ottanta, ai tempi della marcia dei quarantamila, forse. Però, c’è un però. Anzi, un paradosso interessante che dovrebbe persuadervi a rimettere in soffitta, sotto naftalina, il moderatismo. A pensarci bene, se pure di moderati ne son rimasti solo nei conventi di clausura, l’intero sistema che ci avvolge, ci ispira, ci insuffla di ansie, paure e frustrazioni come una nutrice paziente e infaticabile, è ‘moderato’ all’ennesima potenza. E’ l’epitome della moderazione, il suo trionfo completo, corale, assoluto. Definitivo. Quindi, non ha senso parlare di moderazione come tratto distintivo di un partito se la ‘moderazione’ è la cifra unica e inviolabile del nostro tempo, l’acqua in cui siamo immersi come pesci moribondi, l’ossigeno stesso che ci tiene fiaccamente in vita. Oggi essere moderati coincide con essere europeisti, globali, devoti ai mercati. In una parola, sussiegosi adepti di quella ideologia che coincide, pari pari, con l’agenda Monti. Questo ‘moderatismo’ ha inghiottito e metabolizzato la destra e ha masticato e digerito la sinistra. In questo senso, esiste un polo più moderato di quello del Pd che dovrebbe, in teoria, affrontare, alle prossime elezioni, il centro destra? La risposta è scontata: no. Non esiste. Sarebbe contro la natura delle cose. Napolitano è europeista e montiano. Bersani è europeista e montiano. Renzi è europeista e montiano. Letta è europeista e montiano. Veltroni è europeista e montiano. D’Alema è europeista e montiano. Quindi, cari esponenti dell’istituenda macchina da guerra pidellina, l’ossessione lessicale che vi tormenta, il richiamo pavloviano che vi fa salivare non appena qualcuno pronuncia la parola ‘moderato’ non è neppure un relitto storico. E’ un orpello inutile. Come recitano i fini giuristi, il moderatismo è in re ipsa. Un ingrediente velenoso che ha già ammorbato il piatto (culturale) a cui avete attinto e la sbobba che vi apprestate a farci mangiare. Oggi, e lo sapete, se si desidera davvero governare un paese è necessario farsi i calli all’inginocchiatoio dell’europeismo, della Troika e dei mercati. Ergo, va da sé che bisogna essere ‘moderati’ per avere il placet di Bruxelles, di Francoforte o del supercommissario che verrà istituito per vigilare sui nostri bilanci. E voi, purtroppo, moderati lo siete, non c’è dubbio, ce l’avete ripetuto alla nausea (e comunque lo abbiamo capito) che agirete in continuità col governo attuale. Il fatto è che siete ‘moderati’ né più né meno dei vostri maggiori competitors. I vostri programmi, quanto a rivendicazione di autonomia, riscatto dell’indipendenza perduta, ambizione a modificare il corso di una storia che ci sta conducendo all’abisso, sono zero. Quindi il confronto con i vostri (apparenti) antagonisti elettorali darà la somma aritmetica di due nullità, cioè un altro zero. Il che ci condurrà, con rassegnata riluttanza, a un nuovo governo di supertecnici che realizzerà il sogno (inconsapevole) di entrambi gli schieramenti: essere la generazione che porterà a compimento il processo storico di rottamazione della nostra sovranità nazionale. Però quel giorno, perlomeno, abbiate il buon gusto di non festeggiare. Moderatevi.
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