Se sei anni fa aveste dichiarato di desiderare l’uscita dell’Italia dall’euro vi avrebbero ricoverato in una clinica psichiatrica, se lo aveste fatto un biennio dopo vi toccava un trattamento sanitario obbligatorio. Ci sarebbe da farci una tesi di laurea in sociologia della comunicazione o in psicologia delle masse per capire come, quanto e perchè l’Italia sia stata sedotta, se non soggiogata, per così tanto tempo da un progetto studiato per fallire come Eurolandia, una macchina destruens con zero difetti, una specie di Ebola economico-finanziario sintetizzato in provetta per mandare al tappeto le economie di tutte le nazioni europee che non terminassero in ‘Deutschland’. E non parliamo solo dei nani da giardino che popolano i talk show in periodo di campagna elettorale. Ci riferiamo anche ai dotti ‘sapientemente corretti’, alle massime firme del nostro giornalismo d’opinione (posto che il giornalismo dei fatti è ormai delegato alle agenzie di stampa). Eppure, a chiunque avesse una conoscenza poco più che elementare dei fatti economici, era chiaro che l’euro non poteva funzionare. Ce l’hanno strillato persino sei premi Nobel (Paul Krugman, Milton Friedman, Joseph Stigliz, Amartya Sen, James Mireless, Christopher Pissarides), ma niente da fare, nonostante fosse la classica situazione dove ci stava un bel: ‘Non ci vuole Einstein’. Ora, però, preparatevi, perchè le cose stanno per cambiare. Siccome il Solone nostrano si abbevera alle fonti del Sapere, cioè la grande stampa estera, scoprirà, all’improvviso, dei concetti tarzaniani (nel senso di attingibili anche dalla scimmia Cita) tipo: ‘gli italiani hanno aspettato tre anni che il capo della Bce Mario Draghi iniziasse a stampare moneta come la Banca d’Inghilterra o la Federal Reserve, ma Draghi parla all’infinito di immettere liquidità nelle economie in difficoltà della zona euro per poi tirarsi indietro’ oppure: ‘Gli italiani lo sanno, hanno bisogno di una svalutazione della moneta (cioè di una moneta sovrana n.d.r.). E’ l’unica via di salvezza’ e quindi, tenetevi forte: ‘Tra due anni in Italia torna la lira’. Parole e musica non di un populista fanfarone (di quelli che Napolitano ha in uggia), ma del mitico quotidiano progressista londinese ‘The Guardian’. Non è il de fanancial taims (come pronunciano i gourmet dell’opinione) ma è tanta roba lo stesso. Speriamo che basti ad accendere una scintilla di pensiero intelligente nelle tautologiche gabbie cerebrali di tutti quelli che ‘non si può uscire dall’euro perchè non si può uscire dall’euro’.
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