La rivoluzione francese scoppiò (anche) grazie alla presa di coscienza di una classe, la borghesia, non più disposta a subire i parassitari e soverchianti privilegi di altre due classi, il clero e la nobilità: gerarchicamente superiori, queste ultime, benché inferiori sul piano della capacità di produzione e circolazione della ricchezza. Oggi, l’evento epocale in atto può far scoccare un’analoga presa di coscienza rivoluzionaria. Purché, beninteso, i ceti attualmente soggiogati – la classe media di un tempo oggi compattata in una indistinta “massa-bassa” – maturino più consapevolezza. Di cosa? Delle storture genetiche (e patologiche) di un sistema economico-finanziario-sociale al collasso, certo; ma soprattutto dei privilegi annessi e connessi alle articolazioni (uffici, enti, “authority”) delle attuali classi dominanti.
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