Nella furiosa polemica che ha accompagnato, e sta accompagnando, il Forum Mondiale sulla famiglia di Verona l’aspetto più divertente è la paura fottuta suscitata dall’evento in una congerie così eterogenea di sigle da far invidia alla tuta di Arlecchino: dai centri sociali ai partigiani, da don Ciotti al PD, dall’arcigay ai radicali. Badate bene, grossomodo gli stessi movimenti e le stesse associazioni menano vanto di appartenere all’elite progredita e progressista della nostra invidiabile civiltà occidentale. Una civiltà notoriamente ricca di principi così alti e valori così profondi da aver conseguito il record storico di sucidi tentati e riusciti, di depressioni negli adulti e nei bambini, di uso e abuso di psicofarmaci e affini. Ma gli avversari del popolo di Verona di che accusano il popolo di Verona? Sostanzialmente di essere, appunto, un popolo e, quindi, per estensione etimologica, un groviglio di individui animati da sorde paure “populiste”.
Secondo tale logica, gli organizzatori e i partecipanti al Forum delle famiglie, sono paurosi che alimentano paure. Ma qualcosa non torna. Ed è la cosa divertente di cui parlavo all’inizio. Il caravanserraglio di fieri antagonisti – i quali si sentono e si dichiarano coraggiosi, se non altro per contrapposizione dialettica alla schiera dei paurosi contro cui si scaglia la loro furia democratica – sembrano attanagliati da un sentimento primordiale persino più intenso della paura: il terror panico. Non si giustificano altrimenti le smanie isteriche con cui hanno reagito all’iniziativa veronese. A cui si sono accodati anche i vertici istituzionali, un vice premier, esponenti di punta della cultura e dell’arte. Tutti atterriti dalla sola idea di essere accostati alla città di Giulietta e Romeo. Ora, per cogliere la vis comica di tutta la faccenda, ponetevi una semplice domanda: ma cosa c’è di tanto spaventoso in un congresso dedicato alla famiglia?
La risposta è nella domanda: la famiglia, appunto. E cioè l’unione di un uomo e di una donna i quali, per amore e assecondando imperscrutabili tendenze naturali, creano un focolare domestico dando alla luce un figlio. Il dato su cui meditare è che – in una civiltà come la nostra, foriera di evidenti sintomi di disfacimento morale – non fa più paura l’ignoto, l’artificioso e il diverso, ma semmai il noto, il naturale, l’ordinario: per esempio, l’eterosessualità, la famiglia naturale fondata sul matrimonio, nonché la più naturale di tali inusitate perversioni: un bimbo naturalmente concepito e venuto al mondo per iniziativa della sua mamma e del suo papà (non comprato, non affittato, non venduto e, soprattutto, non comprabile, non affittabile, non vendibile). Insomma, il più inerme e vulnerabile e inoffensivo dei sodalizi umani (e cioè un neonato e il contorno di due genitori icasticamente riconducibili, non a caso, alla Sacra Famiglia cristiana) riescono nell’impresa di spaventare a morte gli esponenti di una cultura dominante, prepotente, debordante, in grado di dispiegare una potenza di fuoco micidiale a livello istituzionale e mediatico. Eppure, i dissidenti nel loro “piccolo” fanno un sacco di paura. Sono quei rarissimi casi in cui la paura è bella, e fa bene. Quando Davide spaventa Golia, come fai a non tifare Davide contro Golia?
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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